A Ponte di Legno e in Valsaviore contromisure per lo spopolamento

Giuliana Mossoni
La Valcamonica è il territorio più vulnerabile e sta cercando di sperimentare alcune soluzioni: in arrivo 60 case pubbliche per le giovani coppie
Uno scorcio di Ponte di Legno
Uno scorcio di Ponte di Legno
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Che la montagna stia perdendo terreno è un dato assodato. Da almeno due, anzi tre decenni se non di più. La Valcamonica, nel Bresciano, è l’area più vulnerabile. Nonostante dopo la pandemia si continui a ripetere che le persone preferiscono vivere fuori dalle città, in montagna o in campagna, o comunque in comunità piccole, questo vento non ha ancora raggiunto la porzione di provincia più a nord.

Nel tempo, le Amministrazioni camune hanno provato a invertire la tendenza, con progetti, stanziamenti, idee. Non c’è programma elettorale che non inserisca la dicitura «per contrastale l’inesorabile spopolamento». Due proposte arrivano dalle aree più a rischio abbandono: l’alta Valle e la Valsaviore.

Il progetto pilota

A Ponte di Legno l’Amministrazione comunale ha immaginato un intervento che prevede la realizzazione di circa sessanta appartamenti di proprietà pubblica, da mettere a disposizione delle giovani coppie che decideranno di vivere e lavorare in alta Valcamonica, mettendo su famiglia. Una scelta oggi resa alquanto ardua anche dai prezzi delle case e degli affitti saliti alle stelle, aumenti dettati da un turismo sempre più in crescita, al pari delle località più blasonate. Anche per questo i giovani non restano a vivere a Ponte ed è ancora più difficile scegliere di trasferirvisi.

L’obiettivo non è meramente garantire una presenza di residenti e di lavoratori, ma anche di bambini nelle scuole e di volontari per fare vivere le associazioni. Il progetto è in fase autorizzativa, ma sono già state individuate sia l’area sia la tipologia di costruzione, ovvero casette in stile montano e ad elevato risparmio energetico.

L’indagine

In Valsaviore, in particolare a Cevo, l’invecchiamento della popolazione è lampante. Grazie ai fondi Odi (quelli destinati ai Comuni di confine), alcuni anni fa era stata portata avanti una ricerca per attivare delle politiche di miglioramento della qualità della vita in montagna che, anche attraverso dei questionari, ha formulato delle proposte.

I risultati suggeriscono di puntare su quanto già esiste, sulle tipicità ed eccellenze del posto, proponendo esperienze di nicchia e di alto valore aggiunto. Si invitano soprattutto i giovani a investire a esempio in attività agricole, sui prodotti tipici e sulla gestione della micro accoglienza, come i b&b, e sugli sport estremi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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