Polizia e Carabinieri, sì ai tatuaggi ma dipende dall’uniforme
Polizia, Carabinieri, Vigili del fuoco, Esercito e Marina. Per entrare in questi corpi, da una decina d’anni, non è più vietato avere tatuaggi. Ma la selezione, e quindi la possibilità di ottenere l’idoneità all’incarico da parte delle commissioni di valutazione, si basa su norme specifiche che cambiano in base all’uniforme che si dovrà indossare.
La regola per tutti
La regola generale infatti prevede che siano vietati i tatuaggi sulle parti del corpo che l’uniforme lascia scoperte nella versione estiva oppure in quella invernale. Uniformi che variano tra le diverse forze dello Stato. I tatuaggi che contengono messaggi osceni, libidinosi, razzisti o che possano portare discredito alle istituzioni della Repubblica sono comunque vietati, in qualsiasi parte del corpo.
Anche i tatuaggi rimossi possono essere un problema per l’arruolamento dato che discromie o macchie devono essere valutate caso per caso dalle commissioni.
L’Esercito e la Marina
Le regole più stringenti sono quelle che riguardano l’esercito che impegna personale all’estero che potrebbe trovarsi a contatto con popolazioni per cui i tatuaggi hanno un significato rituale e che potrebbero fraintendere il messaggio sul corpo di un soldato italiano.
In linea di massima sono vietati su volto, mani, avambracci, testa, polsi e collo. Per la marina militare anche sulle gambe dato che sono previsti i pantaloni corti.
Per le donne regole ad hoc
Per le donne le regole sono più stringenti. Tatuaggi vietati sulle gambe per la Polizia di Stato che prevede la gonna, così come per caviglie e collo del piede dato che, come per i carabinieri, al personale femminile sono imposte scarpe tipo décolleté.
I piercing sono esplicitamente vietati in qualsiasi parte del corpo.
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