Più di 800 ragazzi degli oratori bresciani in viaggio sulle orme di San Giovanni Bosco
Sorrisi, zainetti in spalla, striscioni col nome della propria parrocchia sventolati con orgoglio e, soprattutto, tanta voglia di stare insieme, per i più di 800 giovanissimi (nati nel 2010, 2011 e 2012) da oltre 30 oratori della Diocesi di Brescia che lunedì e martedì si sono messi in viaggio sulle orme di San Giovanni Bosco, nei luoghi della sua vita spirituale e del suo impegno di sacerdote attento all’educazione dei ragazzi.
Il tradizionale pellegrinaggio annuale dei preadolescenti della Diocesi, ripreso nel 2022 con Roma e Assisi dopo l’interruzione per il Covid, quest’anno ha fatto tappa in Piemonte, tra Chieri, Torino e Colle Don Bosco, per ripercorrere i passi del fondatore dei Salesiani.
Il viaggio
La nutrita comitiva di ragazzi, sacerdoti, suore ed educatori è partita lunedì mattina da Brescia in direzione Chieri, in provincia di Torino, dove Don Bosco trascorse «dieci anni che valgono una vita» e maturò la decisione di diventare sacerdote, entrando poi in seminario nella stessa città. Un percorso umano che i ragazzi hanno rivivere in una rappresentazione itinerante per tre luoghi della città, messa in scena da attori di una compagnia teatrale locale.
Nel pomeriggio, poi, i giovani pellegrini sono partiti per Torino, che hanno potuto esplorare con i loro accompagnatori. Ieri mattina invece la visita alla Sacra di San Michele e, dopo pranzo, di nuovo sui passi del santo, con la tappa nel paesino della sua infanzia, Colle Don Bosco. Qui, nella Basilica Superiore, il vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada ha celebrato la messa conclusiva del pellegrinaggio, prima del ritorno a Brescia in serata.
L’omelia del vescovo
Nell’omelia, il vescovo è partito dal significato della figura di Don Bosco: «È una figura che mi ha sempre affascinato, in particolare mi ha sempre colpito la sua vita, che non è stata facile. Suo padre è morto quando aveva due anni, e lui sin da subito ha sentito la responsabilità verso la sua famiglia». Un’esistenza straordinaria, che continua a essere d’esempio: «Don Bosco sin da ragazzo ha sentito la necessità di far felici gli altri – ha proseguito il vescovo –. Era una persona positiva, sapeva affrontare le difficoltà senza scoraggiarsi, con un desiderio sincero di far felici gli altri. Questa sua natura si è sviluppata enormemente quando è diventato sacerdote e poi uno dei più grandi educatori della storia. È importante – ha sottolineato ai ragazzi che affollavano la chiesa – che abbiamo lo stesso modo positivo di vivere la vita, senza farci scoraggiare dalle difficoltà e avendo il desiderio di contribuire alla felicità altrui, non pensando soltanto a se stessi».
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