Picchia la sorella, braccialetto elettronico per Felice Maniero

All'ex capo della Mala del Brenta erano già stati inflitti quattro anni di carcere per maltrattamenti sull’ex compagna. Per il legale, però, la questione pare «destinata a rientrare»
L'ex boss Felice Maniero in una foto d'archivio
L'ex boss Felice Maniero in una foto d'archivio
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È un conto che pare sempre aperto quello di Felice Maniero con la giustizia. Non sono più gli anni delle rapine sanguinose e degli omicidi nel Nordest, ma altri fatti di cronaca a riportare «Faccia d’Angelo» sulle prime pagine. L’ultima è una denuncia per maltrattamenti e lesioni che gli è piovuta addosso dopo aver picchiato la sorella, durante un violento litigio. Un fatto che sarebbe avvenuto nei mesi scorsi, in casa della donna, ma anche in strada, portando alcuni vicini di casa a chiedere l’intervento dei Carabinieri.

Il braccialetto elettronico

Per Maniero i giudici hanno così emesso un divieto di avvicinamento alla familiare, imponendogli inoltre l’apposizione del braccialetto elettronico, per monitorarne gli spostamenti. Per Felicetto è già arrivato il relativo decreto di giudizio, con l’udienza in Tribunale, il prossimo aprile. Nel frattempo, fa sapere l’avvocato difensore di Maniero, Orlando Iorio, c’è stata la remissione della querela da parte della vittima; per il legale, insomma, una vicenda che «pare destinata a rientrare».

La nuova identità

Non sarà però l’unico appuntamento con i Tribunali nell’agenda delle prossime settimane per Maniero: l’ex capo della Mala del Brenta è atteso infatti lunedì prossimo davanti al Tribunale di Brescia, per un’accusa che si trascina dal 2016: Faccia d’Angelo avrebbe colpito un poliziotto, in abiti borghesi, durante un lite stradale.

Sarà l’ultima volta nella quale Felice Maniero sarà chiamato a rispondere con il suo vecchio nome di copertura, Luca Mori. Da pochi giorni infatti, spiega sempre l’avvocato Iorio, il 70enne di Campolongo Maggiore (Venezia) ha ottenuto una nuova identità, grazie alla quale spera di tornare nell’ombra. Quel suo primo alias, concessogli perché sottoposto al programma di protezione, era diventato di pubblico dominio, riportato sui giornali e nelle trasmissioni crime delle tv. La lunga procedura per avere un nuovo nome e cognome si è conclusa da poco.

Violenza sulle donne

Quanto ai maltrattamenti alla sorella, non è la prima volta che la violenza contro le donne costa caro a Felicetto. Maniero aveva finito un anno e mezzo fa di scontare 4 anni di carcere per le violenze nei confronti di Marta Bisello, compagna degli ultimi 30 anni della sua vita e che lo aveva fatto arrestare quando la coppia viveva a Brescia. Nulla si sa dei motivi che avrebbero portato Maniero ad accanirsi con la sorella, aggredendola con schiaffi e pugni.

Si ricorda invece quanto forte fosse stato il contrasto di Maniero con l’ex cognato, l’odontotecnico Riccardo di Cicco, ex marito della donna, che aveva trascinato in Tribunale accusandolo di aver «svuotato» parte del patrimonio che gli aveva affidato riciclandolo in Svizzera. Una battaglia che però si svolse quando Di Cicco e la sorella di Maniero, erano già separati da tempo. Quello che più tormenta Maniero da quando nel 1994 decise di vuotare il sacco con i magistrati, favorendo lo smantellamento della vecchia banda, sono le minacce di vendetta dei suoi ex complici. Molti dei quali sono ormai usciti dalle prigioni, dopo il maxi processo alla Mala del Brenta. Felice sa che più di uno sarebbe pronto a fargli la pelle e per questo c’era l’urgenza di una nuova identità.  

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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