«Piazza Loggia 50», la memoria della strage è un bene collettivo
«Frequentavo la seconda media. La scuola era chiusa per lo sciopero. Pioveva. Dovevo andare a pranzo in centro, dai nonni.
Davanti al Teatro Grande inizio ad incontrare gente sconvolta che corre in direzione opposta alla mia, io devo andare in Piazza Loggia. Non sapevo niente, mi ferma un vigile e mi accompagna a casa. Quella mattina di pioggia si era portata via la mia prof. Livia. Ancora oggi devo trattenere le lacrime quando parlo di lei, me l’hanno portata via, ma ormai ci aveva insegnato a pensare».
A scrivere a «PiazzaLoggia50» è Monica Girelli. La signora è una delle tante persone che, a ventiquattro ore dal lancio del collection day, ha risposto all’appello dell’iniziativa voluta da Casa della Memoria e Giornale di Brescia, aperto il cassetto della sua memoria e messo nero su bianco il suo personalissimo ricordo di quella mattina di cinquant’anni fa.
Sono tante le lettrici e tanti i lettori che hanno deciso di partecipare alla raccolta di testimonianze e materiale che nelle intenzioni di Casa della Memoria darà vita ad una esposizione collettiva in cui la memoria individuale andrà ad arricchire quella collettiva in occasione del cinquantesimo anniversario dell’attentato che provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre 102.
«Nel 1974 avevo 19 anni. Lavoravo in Camera del lavoro. In quelle settimane - ha scritto Luisa Longhi - capitava di ricevere in ufficio telefonate che minacciavano la presenza di bombe. Io la mattina del 28 maggio ero in corteo - racconta ancora la signora -, stavo sotto l’ombrello con la mia collega. La bomba ha fermato per un istante il tempo. L’istinto diceva di scappare. Io mi sono messa a cercare, le colleghe, i compagni di scuola, mia zia, mio papà. C’erano? Erano vivi? Solo quando ho sentito alla radio il sindaco che diceva “Brescia è stata colpita....” sono riuscita a piangere. Mi sono cambiata, la gonna era macchiata di sangue».
Ha scritto anche chi la mattina del 28 maggio non era in piazza, ma non la dimentica. Lo ha fatto per un ricordo di chi in piazza ci ha perso la vita. «La prof. Giulietta Banzi Bazoli ci aveva avvisato che non sarebbe stata a scuola quella mattina - racconta Valerio Agliardi, ex studente dell’Arnaldo - che avrebbe scioperato, ma ci aveva invitato a continuare il lavoro di letteratura francese. Nel tardo pomeriggio mi telefonò un compagno di classe comunicandomi la notizia che tra le vittime c'era la "nostra Banzi" . Inutile dire dello sgomento di noi studenti, colpiti sia dalla gravità del fatto che aveva colpito la nostra città sia per aver perso una professoressa amata, sempre schierata a favore dei suoi studenti, specialmente se deboli».
Piazza Loggia 50 non è che all’inizio. Per partecipare con una foto, un filmato, un volantino o una locandina dell’epoca, con un diario o una lettera, un reperto di quelle ore, ma anche dei giorni precedenti e successivi alla strage, basta scrivere a piazzaloggia50@giornaledibrescia.it, indicando le proprie generalità, lasciando un contatto telefonico e soprattutto scrivendo la propria memoria o descrivendo (se possibile con l’ausilio di una immagine) il reperto che si intende condividere. Il comitato scientifico dell’iniziativa lo valuterà e deciderà se inserirlo nell’esposizione in programma per i 50 anni della strage.
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