Cronaca

Perquisizioni sulle attiviste in questura a Brescia: il caso

Dopo le segnalazioni di Extinction Rebellion, la Polizia precisa: «Nel corso delle singole perquisizioni, svolte da personale femminile per le donne, è stato chiesto di effettuare piegamenti come previsto». Presentate due interrogazioni parlamentari
La Polizia porta via di peso una delle manifestanti - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
La Polizia porta via di peso una delle manifestanti - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Dalla manifestazione di strada fuori dall’ex Breda all’interrogazione in Parlamento. È diventato un caso nazionale la perquisizione effettuata ieri dalla questura di Brescia nei confronti di un gruppo di manifestanti di Extinction Rebellion, che aveva dato vita ad un presidio davanti alla sede bresciana di Leonardo per dire no alla guerra e contestare «Leonardo che fornisce armi che consentono a Israele di bombardare la popolazione palestinese, i bambini, gli ospedali».

Una protesta che si era conclusa con l’intervento delle forze dell’ordine che avevano di peso spostato i manifestati e poi identificati in questura.

Cosa è successo in questura

Dove si apre un altro capitolo. «Mi hanno chiesto di togliermi le mutande e fare tre squat, per dei controlli a detta loro. Questo trattamento è stato riservato solo a persone femminilizzate. Ai maschi non è stato chiesto di spogliarsi e togliersi i vestiti» denuncia una delle manifestanti di Extinction Rebellion.

Secondo Extinction Rebellion alcune persone sono state «denunciate per reati pretestuosi e altre espulse da Brescia con fogli di via obbligatori».

Un’accusa che arriva in un clima di grande tensione attorno alle forze dell’ordine, al centro delle polemiche dopo il caso di Ramy Elgaml, morto durante un inseguimento con i carabinieri di Milano, e alle manifestazioni violente a Roma e a Bologna. Proprio oggi, giornata in cui il Ddl sicurezza, tra le tensioni che coinvolgono anche la maggioranza, va verso una terza lettura: al centro del dibattito c’è proprio la nuova norma – il cosiddetto «scudo penale» – a favore della maggiori tutele legali per le forze dell’ordine.

La replica

I manifestanti di ER fuori dalla ex Breda - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
I manifestanti di ER fuori dalla ex Breda - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

La questura di Brescia rigetta ogni accusa: «Tenuto conto delle ripetute condotte illecite poste in essere – che minavano costantemente l’ordine e la sicurezza pubblica – 22 manifestanti sono stati accompagnati in questura per gli adempimenti di polizia, consistiti nella redazione di numerosi atti quali: elezione di domicilio, verbali di perquisizioni personali, verbali di sequestro materiale, nomina di difensore, notifica dei provvedimenti amministrativi» spiega la Questura di Brescia in una nota aggiungendo che: «Si è proceduto alle perquisizioni personali tenuto conto delle azioni poste in essere dai manifestanti e per salvaguardare l’incolumità degli operatori di Polizia».

«Nel corso delle singole perquisizioni, svolte da personale femminile per le donne, è stato chiesto di effettuare piegamenti sulle gambe al fine di rinvenire eventuali oggetti pericolosi. In ogni momento è stata salvaguardata la riservatezza e la dignità delle persone e sono state seguite le corrette procedure operative. Ai soggetti è stata consentita la consumazione del pasto e ai vari interlocutori, tra cui un avvocato ed un consigliere comunale, richiedenti notizie sulla situazione dei manifestanti, in modo trasparente ed esaustivo sono state fornite notizie».

«L’avvocato Gilberto Pagani, difensore di alcune manifestanti fa sapere: non abbiamo presentato una denuncia. Vedremo cosa fare».

Le interrogazioni parlamentari

Ma il caso approda in Parlamento. Il vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra (Avs) alla Camera, Marco Grimaldi, ha infatti depositato un’interrogazione al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella quale si chiede alla questura di Brescia «come mai hanno sottoposto a 7 ore di fermo persone che avevano fornito i documenti e quindi non dovevano essere trattenute in base all'articolo 349 del codice di procedura penale». Grimaldi chiede poi che «Gli agenti spieghino perché donne e ragazze sarebbero state costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti sulle gambe. Di questi abusi, dopo il 2001, ne abbiamo abbastanza. Come ne abbiamo abbastanza delle denunce arbitrarie, che regolarmente cadono davanti al pm, e dei fogli di via elargiti a chiunque manifesti».

In giornata anche il deputato bresciano del Partito democratico Gian Antonio Girelli ha presentato una seconda interrogazione parlamentare «con la quale – spiega – ho voluto chiedere chiarimenti in quanto le dichiarazioni dei manifestanti e della questura divergono rispetto alle modalità con le quali sono stati effettuati i controlli e le perquisizioni. Penso che sia doveroso da parte del Ministro dell'interno chiarire la dinamica del fermo per fugare ogni dubbio al riguardo».

In serata anche la segretaria Pd Elly Schlein, intervenuta alla trasmissione Dimartedì su La7, si è espressa sul caso: «Penso che quanto avvenuto a Brescia sia molto grave».

Le altre reazioni politiche

In casa dem si è espresso anche Matteo Orfini. «Da Bologna arrivano segnalazioni analoghe: una donna obbligata a spogliarsi e trattata in modo inaccettabile in uno stato di diritto. Chiediamo al ministro Piantedosi di verificare immediatamente e di intervenire qualora le notizie fossero confermate. Viene sempre più il dubbio che questi comportamenti siano figli, se non di una indicazione esplicita, di un clima creato da un governo che cerca di esasperare la situazione e di criminalizzare il dissenso».

Per Carolina Morace e Gaetano Pedullà, europarlamentari del Movimento 5 Stelle «Donne costrette a togliersi le mutande e a fare piegamenti in questura, umiliate con un trattamento riservato solo a loro, mentre gli uomini venivano risparmiati. Questa è una violenza, un abuso intollerabile che viola non solo la dignità delle persone coinvolte, ma anche i principi di uguaglianza e rispetto».

«Verso le 14 di ieri sono andata in Questura per chiedere quali fossero le condizioni delle persone – racconta Valentina Gastaldi, capogruppo di Brescia Attiva – e mi è stato risposto che andava tutto bene. Prima e dopo sono stata anche identificata». In una nota firmata anche da Francesco Catalano, capogruppo di Al Lavoro con Brescia, esprime solidarietà agli attivisti e chiede spiegazioni al Ministero dell’interno. Secondo la consigliera «Alcune delle persone identificate come donne hanno dovuto usare il bagno tenendo la porta aperta anche mentre cambiavano assorbenti igienici o coppetta, lo stesso non è stato chiesto alle persone socializzate uomini, che potevano tenere la porta chiusa».

Difendono l’operato della Polizia di Brescia i parlamentari di centrodestra eletti sul territorio. «Siamo certi che, qualora fosse necessario, verranno fatti tutti gli approfondimenti del caso, con la massima celerità e trasparenza, per garantire chiarezza e tutelare il lavoro dei nostri agenti, che non devono essere messi sotto accusa ingiustamente. Ribadiamo la nostra piena fiducia nell'operato delle forze dell'ordine, che svolgono ogni giorno un lavoro essenziale a tutela della sicurezza e del rispetto delle leggi, sempre con professionalità e nel pieno rispetto della dignità delle persone» scrivono Simona Bordonali, Cristina Almici, Giangiacomo Calovini, Maurizio Casasco, Paolo Formentini, Stefano Borghesi, Giampietro Maffoni, Adriano Paroli.

E c’è anche la presa di posizione del Sindacato Italiano Unitario dei Lavoratori della Polizia: «Il Siulp difende la professionalità dei colleghi che in questi giorni sono subissati e presi di mira dai professionisti del disordine e da chi continua a riversare sulle forze dell’ordine le proprie frustrazioni».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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