Perché la compagna di Bozzoli non è accusata di favoreggiamento

Antonella Colossi, tornata a Brescia e interrogata per più di quattro ore, è protetta dall’articolo 384 del codice penale. Anche se non è la moglie, non è punibile in quanto «prossimo congiunto»
Antonella Colossi all'uscita della caserma, dopo l'interrogatorio - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Antonella Colossi all'uscita della caserma, dopo l'interrogatorio - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Antonella Colossi, la compagna di Giacomo Bozzoli tornata ieri a Brescia e interrogata per oltre quattro ore, poteva avvalersi della facoltà di non rispondere. Ma poteva, come ha fatto, parlare e inventare risposte senza incorrere in alcun rischio. A proteggerla, sotto il profilo penale, ci pensa l’articolo 384 del codice penale, per il quale «non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé medesimo o un prossimo congiunto da un grave e inevitabile nocumento nella libertà o nell’onore».

Cosa si intende per prossimo congiunto

Dalla nozione di prossimo congiunto, per una parte della dottrina, fino a tempo fa si riteneva escluso il convivente ritenendo applicabile la causa di non punibilità solo ai membri della famiglia fondata sul matrimonio, quindi al marito e alla moglie.

La giurisprudenza più recente, adeguandosi anche ad una nuova concezione di famiglia, arriva a sostenere il contrario. Lo fa in seguito al superamento dell’indissolubilità del vincolo matrimoniale e all’intervento della Corte europea dei diritti dell’uomo, che attribuisce tutela alla famiglia in senso sociale, purché fondata su legami affettivi stretti e comprovati.

Coniuge e conviventi sono equiparabili

È orientamento diffuso quello che consente non solo al coniuge, ma anche al convivente, di astenersi dal rendere testimonianza (è stata questa l’opzione scelta da Colossi nel corso delle indagini a carico del compagno per l’omicidio dello zio Mario). Così come è giurisprudenza diffusa quella che equipara coniuge e convivente in caso di maltrattamenti in famiglia.

Il comando provinciale dei Carabinieri in piazza Tebaldo Brusato - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il comando provinciale dei Carabinieri in piazza Tebaldo Brusato - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it

A dirimere le controversie, in ogni caso, ci hanno pensato le Sezioni Unite della Cassazione per le quali l’esistenza di circostanze che condizionano la libertà di determinazione, come il legame sentimentale e la spinta a mentire per proteggere il convivente, fanno venire meno la pretesa punitiva dello Stato nei confronti chi, il convivente appunto e non solo il coniuge, mentono per amore, per proteggere i loro affetti.

In questa condizione si trova Antonella Colossi che ieri si è presentata in caserma, ha parlato per quattro ore e ne è uscita visibilmente provata, ma senza essere iscritta nel registro degli indagati.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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