Per gli alpini di Caino e Serle un gemellaggio sulla «cuspide»

Barbara Fenotti
Lo hanno stretto le penne nere su una cima, la vetta della Corna de Caì, ricca di significati
Gli alpini presenti al gemellaggio - © www.giornaledibrescia.it-
Gli alpini presenti al gemellaggio - © www.giornaledibrescia.it-
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Nei giorni scorsi è stato stretto un nuovo gemellaggio simbolico in uno dei punti più impervi e significativi di Caino: quello tra i gruppi alpini di Caino e di Serle, che per la prima volta si sono dati appuntamento sulla selvaggia cuspide che si trova sulla vetta della Corna de Caì per un momento di preghiera e di condivisione.

«È una iniziativa nata quasi per scherzo durante un momento di ritrovo anche per fare in modo che le montagne , anziché dividerci, ci uniscano, specialmente in un frangente storico in cui i gruppi alpini stanno vedendo calare gli iscritti - spiega il capogruppo delle penne nere di Caino, Enrico Pedrotti -. La proposta ha raccolto sin da subito l’adesione di una cinquantina di alpini, tutti arrivati alla cuspide arrampicandosi su per la montagna».

Il gruppo di Caino è partito dalla chiesetta di Sant’Eusebio, quello di Serle dalla baita degli alpini e, una volta ritrovatisi a metà strada, insieme hanno raggiunto la cima dove il parroco di Serle, don Giuseppe Farinelli, ha celebrato la messa per tutti gli alpini, anche quelli che sono andati avanti. Poi i presenti hanno consumato insieme un pranzo al sacco in mezzo alla natura, tra chiacchiere e risate. L’invito era aperto a tutte le penne nere e, alla fine, i gruppi rappresentati erano nel complesso una decina.

«Possiamo considerare la giornata a tutti gli effetti un inizio di gemellaggio tra noi e il gruppo di Serle guidato da Bruno Tonni» osserva Pedrotti.

Amicizia

La cuspide di Caino ha più di un significato per le penne nere. Oltre a essere un punto impervio che guarda il paese e dove il gruppo di Serle ha posato tempo fa la statua di una madonnina, è al contempo anche uno dei luoghi passati al setaccio dai gruppi di Protezione civile durante le ricerche di Iuschra Gazi, la ragazzina autistica i cui resti furono ritrovati solo tempo dopo da un cacciatore.

«Un luogo tragico ma anche di amicizia - conclude Pedrotti -, un legame che cercheremo di mantenere saldo riproponendo lo stesso ritrovo anche gli anni prossimi».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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