Pecore e capre giardiniere puliscono prati e vecchi oliveti
Capre, pecore e asini si sono rivelati, grazie al loro appetito insaziabile, giardinieri provetti e infaticabili. Con il super potere di trasformare rovi ed erbacce in concime naturale, hanno ripulito oliveti abbandonati, recuperando e tutelando la biodiversità delle aree prative e olivicole e, dunque, salvaguardando il paesaggio.
L’utilizzo di animali da pascolo per tenere pulite aree verdi e prative pubbliche e private è l’idea di base del progetto «Shara», acronimo di «Sociale habitat allevamento recupero agricoltura», che ha per oggetto l’inclusione, il ripristino e il mantenimento di oliveti e habitat prativi prioritari in alto Garda bresciano. Il progetto, nato a Toscolano Maderno per iniziativa della cooperativa sociale L’Albero e finanziato da Fondazione Cariplo, è tra i protagonisti del Festival della Montagna che si conclude oggi. Festival nel corso del quale è stata presentata una serie di iniziative volte a promuovere la tutela e la valorizzazione della biodiversità e delle pratiche agricole sostenibili.
Ricerche scientifiche
Avviata nel 2022, l’iniziativa triennale è sostenuta da approfondite ricerche scientifiche sulle aree prative e le loro specie floristiche ed erbacee e si chiuderà a dicembre. Ma la start up di progetto continuerà poi a camminare con le proprie gambe, fornendo servizi a chi ha un prato o un oliveto e intende recuperarlo o mantenerlo nel modo corretto grazie all’ecopascolo. «Ci piacerebbe - dice Elisa Carturan, dottore forestale, coordinatore progetto Shara - stimolare ogni cittadino a sentirsi responsabile del paesaggio e della biodiversità».
Braccio operativo del progetto sono la pastora Rele Shennach e i suoi animali da pascolo. A Rele «Shara» ha fornito gli strumenti per affrontare la critica situazione post-Covid, con un’ulteriore ambizione, quella di mettere a sistema la pastorizia estensiva con le esigenze di manutenzione del territorio, a partire dagli oliveti, in abbandono crescente. «Utilizziamo modalità tradizionali - dice Carturan - in forme nuove».
Il bestiame pascolante diventa così, in un processo circolare, lo strumento per ottenere un risultato (ripristino e mantenimento di aree agricole), garantendo anche la produzione di ulteriori beni (carne, latte, lana) e servizi (contrasto alle specie invasive, mantenimento della biodiversità floristica, riduzione dell’inquinamento da combustibili fossili e da plastica dovuto all’attività di decespugliamento). Il progetto «Shara» si candida dunque a porre le basi per lo sviluppo di una filiera multiservizio: sostegno sociale, biodiversità, paesaggio, ambiente, prodotti agricoli come carne, olio e latticini, gastronomia, turismo.
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