Pd, depositate 17mila firme per ricostruire la sanità lombarda
Pochi giorni fa il gruppo regionale del Partito democratico ha depositato 17mila firme a sostegno della legge di iniziativa popolare di riforma della sanità lombarda. «Tra queste ce ne sono circa 3mila bresciane, che si posiziona subito dopo Milano – precisa la consigliera regionale Miriam Cominelli –: il territorio ha risposto bene. Ne sono state raccolte 163mila in totale, ma ne abbiamo presentate meno per non intasare gli uffici, anche perché ne servivano 5mila per rendere valida la proposta».
Il Pd punta a una modifica della legge regionale n.33 del 2009. La volontà è quella di riscriverne i principi, togliendo l’equivalenza tra sanità pubblica e sanità privata e obbligando la Regione a fare programmazione e a governare l’offerta fornita dagli operatori privati, indirizzandoli verso le prestazioni maggiormente necessarie. Quattro i principi che vengono poi introdotti: universalità del servizio, centralità della prevenzione, priorità dei servizi territoriali, governo pubblico degli erogatori.
Il ruolo della Regione
«Essendo di iniziativa popolare c'è un obbligo di calendarizzazione in Aula – spiega il vicepresidente del Consiglio regionale Emilio Del Bono –. Questo è molto importante perché viviamo una strana condizione in cui sembra che il Consiglio si voglia occupare della sanità in maniera molto marginale. Non vogliamo metterci contro a tutti i costi, è evidente però che esistano diverse problematiche. Il fondo sanitario nazionale è sicuramente sottodotato, ma la questione interessa molto anche la Lombardia: oggi è al quinto posto nelle classifiche dei livelli essenziali di assistenza».
Le soluzioni? «La Regione deve tornare a pianificare la realizzazione delle infrastrutture e l'individuazione della loro locazione – evidenzia Del Bono –: non solo per il pubblico ma anche per il cosiddetto privato accreditato e convenzionato che vuole stare dentro il servizio sanitario pubblico. È giusto che concordi con la regione altrimenti rischiamo che tutti i servizi si concentrino nell’area urbana».
Il territorio
È proprio sulla capillarità del servizio è intervenuto il segretario provinciale del Pd Michele Zanardi. «Abbiamo una Regione che si riempie la bocca con il tema della medicina di territorio, ma oggi ci rendiamo conto che sta andando nella direzione opposta: quella che svuota le periferie per favorire principalmente i grandi centri – commenta –. La Regione ci racconta di essere vicina alle aree interne e alle zone montane, ma non è così: la dimostrazione emblematica è l'esperienza dell’ospedale di Gavardo, che la Lombardia sta smantellando pezzo per pezzo».
Il segretario provinciale sottolinea poi la mobilitazione dei cittadini. «C’è un segnale chiaro –precisa –. Emerge la volontà delle cittadine e dei cittadini di voler sostenere la politica. Vogliono provare ad essere il motore di una discussione politica all'interno del Consiglio regionale e questo mi fa ben ben sperare».
Sanità americana
A spaventare il Pd ci sono molti dati. Secondo i dem quasi il 10% dei cittadini lombardi rinuncia alle cure. «Non può essere solo una questione del singolo e del suo portafogli –sottolinea Del Bono –. Un miliardo di euro all’anno vengono pagati direttamente dai cittadini, ma sono servici che spetterebbero al servizio nazionale».
La consigliera Cominelli fa eco al vicepresidente del Consiglio regionale. «Sembra che si voglia andare verso una sanità americana – commenta –. Ma c’è un altro tema: quello del centro unico di prenotazione. I problemi sono da risolvere alla radice, invece si continua a gestirli in maniera emergenziale. Il centro unico di prenotazione doveva partire in maniera sperimentale e invece non c’è ancora nulla».
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