Patenti facili, la Provincia di Brescia revoca le licenze al titolare delle autoscuole
Il sequestro di due milioni e mezzo di euro, gli arresti (prima in carcere, poi ai domiciliari), infine la revoca delle autorizzazioni. Un mese terribile per Jonathan Locatelli, il titolare delle quattro autoscuole finite nel mirino della procura della Repubblica perché epicentro di un massiccio e remunerativo sistema di «patenti facili».
Il provvedimento che rischia di mettere fine all’attività di impresa arriva dalla Provincia, titolare della vigilanza amministrativa e tecnica sulle scuola guida, è dello scorso giovedì ed è stato notificato nelle mani dal titolare della «Nuova Verola», della «Borgo», della «San Paolo» e della cremonese «Castelverde», dal commissario capo Fabio Peluso, responsabile del Nucleo di polizia amministrativa della Polizia provinciale, sui si devono le indagini coordinate dai sostituti procuratori Alessio Bernardi e Marzia Aliatis.
L’accusa
Dall’ordinanza di custodia cautelare eseguita a carico di Locatelli e di altre tre persone (Annibale Gavazzoni, Antonio Di Volla e Marianna Nervi) per i reati di associazione a delinquere, istigazione alla corruzione, traffico di influenze illecite e falso ideologico, il Broletto desume «la totale inaffidabilità del titolare del gruppo di autoscuole in oggetto ad esercitare l’attività di autoscuola, attività contrassegnata senza dubbio alcuno dall’interesse pubblico, che non può essere svolta - si legge da soggetti la cui condotta assume carattere di obiettiva, assoluta gravità e riprovevolezza sociale, ingenerando nella collettività senso di sfiducia nel pubblico servizio e determinando nelle persone interessate a conseguire la patente di guida l’idea che tale obiettivo possa essere raggiunto senza sforzo alcuno in termini di studio ed applicazione, ma attraverso il solo esborso di danaro e l’adozione di sotterfugi».
Secondo quanto ricostruito dagli agenti della Polizia provinciale, Locatelli è stato il promotore di un’associazione che forniva ai propri «allievi» microcamere e microauricolari per consentire ai suggeritori di leggere il quesito e restituire al candidato la risposta esatta per passare gli esami senza studiare, ma anche senza partecipare a corsi e lezioni. Per questo servizio, ma anche per la scelta della sede d’esame da effettuare in base alla severità dei commissari, la falsificazione dei registri di presenza di corsi e lezioni, il titolare delle autoscuole sarebbe arrivato ad ottenere fino a 5mila euro per candidato: una tariffa che, moltiplicata per la miriade di clienti arrivati nella Bassa bresciana da diverse parti d’Italia, ha prodotto la montagna di denaro contante sequestrata tra il luglio dello scorso anno e il mese di maggio scorso.
Contro il provvedimento di revoca della Provincia ora Locatelli ha 60 giorni per ricorrere al Tar e 120 al presidente della Repubblica.
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