Ottavia Piana è salva: «In montagna non si lascia indietro nessuno»
«È stata una prova corale che ha consentito di portare a termine una grande operazione di soccorso per riportare in superficie Ottavia Piana».
Con queste parole il vicepresidente del Corpo nazionale del Soccorso alpino, Mauro Guiducci, ha aperto la conferenza stampa che si e svolta questa mattina al campo sportivo di Fonteno per spiegare le 80 ore di intervento dei 159 tecnici del soccorso speleologico che hanno salvato la 32enne di Adro bloccata a 500 metri di profondità a causa di una caduta da sabato pomeriggio. Un prova alla quale hanno preso parte anche il Comune di Fonteno, la protezione civile, l’Areu 118 e Regione Lombardia.
«Si parla spesso della legge del mare, ma qui è stata necessaria la legge della montagna: non si lascia indietro nessuno». Ottavia attualmente è ricoverata nel reparto di ortopedia e traumatologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. La 32enne è cosciente e stabile e in fase di recupero.
Per il lungo periodo trascorso in grotta, dopo la caduta di sabato, oltre alle cure sanitarie è stato necessario anche un intervento psicologico. Nonostante ciò Ottavia ha sempre risposto bene in questi quarto giorni in barella nei meandri dell’abisso Bueno Fonteno.
Sulle ultime ore di intervento è stato spiegato che hanno accelerato non perché lei stesse male, ma al contrario perché i medici che la seguivano passo passo hanno ritenuto che non fossero più necessarie le lunghe soste fatte nei primi tre giorni, anche di otto ore. Ottavia resisteva bene e si poteva andare più veloci.
Se davvero non scenderà più in una grotta, come pare abbia detto ad un soccorritore, ha risposto Guiducci: «A tutti noi è capitato di dirlo in situazioni critiche. Non so che cosa deciderà Ottavia, ora l’importante è che si rimetta al più presto».
I costi
Alberto Gabetti, della direzione nazionale del Soccorso alpino, stamattina ha risposto ai giornalisti anche sulle polemiche legate ai costi delle operazioni.
«Numerose strutture dello Stato partecipano in questi casi – ha detto –, ed è la normalità anche per casi che potrebbero essere evitati se magari i cittadini si comportassero in modo diverso: fa parte dei costi che lo Stato e le Regioni affrontano. Quando salvi una persona che conosci, anche per i soccorritori non è semplice: anche la parte emotiva è difficile da gestire».
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