Dopo quasi 40 anni la Corale Gaydum di Ghedi si scioglie

È come se, sul balcone, Romeo trovasse un’altra. Non sarebbe la stessa cosa: sono 430 anni che Giulietta sussurra «Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo». E a tutti piace che lassù ci sia lei.
Così a Ghedi: sono quasi quarant’anni (39, ad esser precisi), che la Corale polifonica Gaydum diretta da Angelo Orsini accompagna alcuni momenti della comunità. Non accadrà più, perché la Corale si è sciolta. In un colpo, i ghedesi hanno perso i concerti di Natale, le messe cantate ed esibizioni varie. Peccato, perché erano parte della loro storia. È possibile che in futuro il vuoto venga colmato. Ma non sarà la stessa cosa, come qualsiasi altra ragazza, magari anche più bella, non è Giulietta.
A malincuore
«Abbiamo fatto di tutto per impedire che questo accadesse - dice Anna Maria Bicelli, presidente dell’oramai ex Corale -, ma alla fine abbiamo dovuto arrenderci alla realtà. Non avevamo più voci a sufficienza per reggere l’impalcatura polifonica: eravamo rimasti con un basso e due tenori. Impossibile continuare. Abbiamo chiesto, fatto annunci, lanciato appelli… Niente.
In tutti questi mesi si sono fatte avanti due persone: una di Ghedi e una forestiera. Troppo poco. Quindi, dopo quasi quarant’anni di onorato servizio, a malincuore abbiamo deciso di smettere». Non smette, invece, Angelo Orsini, che in tutti questi anni ha guidato con passione ed entusiasmo la Corale: Orsini continuerà a dirigere il coro degli Alpini, una formazione che raggruppa cantanti di Ghedi e di Calvisano. Ma senza la Corale Gaydum è come se gli mancasse una costola.
Era il 1986 quando, lavorando sulle ceneri di un coro alpino a quattro voci, Orsini creò la Corale Gaydum. Sempre a quattro voci, ma miste: due femminili (soprani e contralti) e due maschili (baritoni e bassi). Evoluzione che consentì al gruppo di estendere il repertorio, fino a quel momento confinato ai canti della montagna: grazie all’innesto delle voci femminili, alla Corale si aprirono le porte della lirica e del folklore. Come dice Violetta nell’ultimo atto della Traviata di Giuseppe Verdi, «Or tutto finì».
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