Omicidio West Garda, Garofano: tracce di Dna estratte poco pulite e scarse
Prosegue in tribunale a Brescia il processo per il cold case bresciano, l’omicidio del gioielliere Carlo Mortilli nel 1997, per cui è imputato Alessandro Galletta oggi 51enne, pregiudicato per reati di droga e contro il patrimonio.
Il suo nome è emerso nel 2022 quando il suo profilo genetico è risultato compatibile con quello trovato su una calza da donna usata come passamontagna nel ’97. Quel giorno, il 21 maggio, nel parcheggio dell’hotel West Garda di Padenghe il gioielliere venne rapinato e ucciso per sottrargli una valigetta di orologi di valore. Due persone sono già state condannate e hanno scontato la pena per quel delitto, ma si ritiene che ci fosse un terzo uomo e che fosse proprio Alessandro Galletta.
Oggi avrebbe dovuto essere ascoltato l’imputato che però ha fatto pervenire un certificato medico chiedendo il legittimo impedimento per motivi di salute.
In aula è stato ascoltato il consulente della difesa, l’ex generale dei carabinieri e comandante del Ris di Parma Luciano Garofano. L’ex ufficiale dell’Arma ha spiegato nel dettaglio come vengono eseguite le analisi del Dna e come sono cambiate, «anzi rivoluzionate», le tecniche operative nel tempo. L’analisi di Garofano si è poi soffermata sul modo in cui vengono estratte le tracce di Dna e su come vengono e venivano all’epoca comunicate alle diverse banche dati. Entrando nel dettaglio dell’analisi sulla calzamaglia, l’ex ufficiale ha chiarito che le tracce estratte erano «poco pulite», e in «quantità estremamente esigue». Ed è poi stato amplificato. Per Garofano però negli atti del processo «mancano alcuni atti e documenti per effettuare un parametro di confronto, mi sono dovuto fidare del lavoro fatto all’epoca dal Ris, che io stesso dirigevo».
All’epoca però «non è stato trasmesso alla banca dati il ferogramma (il grafico che registra i dati ottenuti dal sequenziamento del dna ndr) ma solo il profilo, ed è quello che è stato associato a Galletta nel 2022». Garofano ha spiegato che «oggi sappiamo che quando il materiale è poco l’amplificazione può provocare degli sbilanciamenti ma all’epoca non lo sapevamo, otteniamo un profilo non fedele con sbilanciamento allelico».
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