CronacaGarda

Omicidio West Garda, chiesto un nuovo esame del Dna dopo 27 anni

Entro aprile la Procura deve verificare se vi sia negli archivi materiale sufficiente per nuove analisi
I carabinieri sul luogo dell'omicidio nel maggio 1997 © www.giornaledibrescia.it
I carabinieri sul luogo dell'omicidio nel maggio 1997 © www.giornaledibrescia.it
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La Procura della Repubblica ha tempo fino ad aprile per capire se negli archivi del Ris dei Carabinieri sia stato conservato il materiale genetico repertato su una calza da donna e che, secondo le analisi effettuate nel 2008, collegava Alessandro Galletta all’omicidio, parzialmente irrisolto, del gioielliere Carlo Mortilli a Padenghe nel 1997.

Una verifica necessaria per capire se sia possibile effettuare un nuovo test del Dna, quindi con le tecniche attualmente in uso, che possa confermare o smentire quanto era emerso al tempo con le tecnologie di cui si disponeva. È quello che è stato stabilito ieri dalla Corte di Assise di Brescia presidente Cristina Amalia Ardenghi, nel processo a carico di Alessandro Galletta per il cold case bresciano: il delitto consumato nel parcheggio del West Garda Hotel di Padenghe il 21 maggio del 1997.

La rapina

Quella sera il gioielliere Carlo Mortilli venne rapinato della valigetta che conteneva preziosi orologi e poi ucciso. Per quel delitto due persone sono state condannate e hanno scontato la pena, una nel frattempo è deceduta, ma per gli investigatori il commando era formato da tre persone.

I carabinieri, poco distante dal luogo della rapina e sul percorso di fuga dei malviventi, individuarono un collant e proprio con una calza da donna i rapinatori si erano travisati. Il materiale genetico trovato all’interno, saliva, era stato esaminato e conservato e poi messo a confronto con quello di tutte le persone che nel frattempo erano entrate in carcere. Tra queste proprio Galletta, arrestato nel 2008 per una rapina.

Nell’udienza di ieri mattina alcuni dei testimoni non sono stati rintracciati, altri hanno fatto sapere di non poter essere presenti e l’unico che è stato sentito, un luogotenente dei carabinieri in congedo, ha spiegato di non aver lavorato sul caso in discussione. E l’imputato, l’intervento più atteso della giornata, non ha parlato. I suoi legali hanno deciso di rinunciare all’esame e si sono riservati di presentare una memoria nel corso delle prossime udienze. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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