Omicidio Ziliani: Silvia, Paola e Mirto ricorrono in Cassazione
Ultima chance. Silvia e Paola Zani e Mirto Milani se la giocano presentando ricorso in Cassazione. Le due sorelle di Temù e l’ex fidanzato della più grande, condannati all’ergastolo per l’omicidio di Laura Ziliani in primo e secondo grado, impugnano anche la sentenza della Corte d’assise d’appello puntando ad un eventuale appello bis per cancellare l’avverbio «mai» alla destra della locuzione «fine pena».
Gli avvocati dei tre giovani, che dopo aver cercato di farla franca per mesi si sono trovati spalle al muro ed hanno confessato l’omicidio della madre delle due ragazze e la soppressione del suo cadavere, hanno presentato tre distinti ricorsi e puntato su differenti argomenti. Alcuni comuni a tutte e tre le posizioni. Altri no.
L’avvocato Maria Pia Longaretti, difensore di Silvia Zani, tra le altre cose impugna la sentenza per erronea quantificazione della pena, anche per il mancato riconoscimento della continuazione e, utilizzando un tema che ripropongono anche le altre difese, critica la motivazione della sentenza di secondo grado nel punto in cui nega la concessione delle attenuanti generiche sulla base di considerazioni per tutti identiche.
Sul punto l’avvocato Michele Cesari, difensore di Paola, la più piccola delle due sorelle Zani, ritiene che ricondurre la posizione della ragazza «sullo stesso livello di quella degli altri due imputati determina uno squilibrio valutativo illogico ed ingiustificato con effetti pregiudizievoli per la stessa. Paola Zani - scrive in ricorso l’avvocato - non ha partecipato all’ideazione dell’omicidio della madre e per un periodo riuscì a rimanere estranea».
Sulla mancata rinnovazione dell’istruzione dibattimentale chiesta per ripetere la perizia psichiatrica nei confronti del suo assistito insiste invece il ricorso dell’avvocata Simona Prestipino, difensore di Mirto Milani. La motivazione con la quale è stata rigettata è contraddittoria e illogica per la difesa che voleva estendere la valutazione della capacità di intendere e di volere di Mirto Milani al momento del fatto in conseguenza delle dinamiche disfunzionali intrinseche del trio e non anche, come reputa in sentenza la Corte d’appello, e allargarla ad aspetti personologici dei tre.
Depositato il ricorso ora la palla passa alla Corte di Cassazione che dovrà fissare la data delle udienze. Il processo potrebbe essere in autunno.
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