Omicidio di Nuvolento: «Non ho interrotto io la registrazione»
«Non ho interrotto io la registrazione, avrei voluto che venisse registrato tutto quanto». Sono le parole pronunciate questa mattina davanti alla Corte d'Assise di Brescia presieduta dal presidente Roberto Spanò, da Raffaella Ragnoli, la donna di Nuvolento a processo per l’omicidio del marito Romano Fagoni, ammazzato con un coltello il 28 gennaio del 2023.
L’imputata, durante l’esame della difesa, ha ripercorso diversi aspetti della vicenda e della relazione con il coniuge, ribadendo, con la voce rotta dalle lacrime, che ormai da anni viveva nella paura per le continue minacce «nei miei confronti e soprattutto di mio figlio». Ma soprattutto ha spiegato come mai non ci sia la registrazione del momento preciso in cui è avvenuto l'omicidio. C’è l’audio del prima e del dopo.
«Io avevo appoggiato il telefono sulla sedia del tavolo per non farlo vedere, ma durante la lite tra mio marito e mio figlio la tovaglia è caduta e probabilmente ha interrotto la registrazione – ha spiegato –. Perché ho fatto partire di nuovo la registrazione dopo il fatto? Non lo so, ero confusa, mi sono seduta e ho preso in mano il telefono e ho fatto ripartire la registrazione. E anche le sette registrazioni fatte il sabato prima dell'episodio, sempre durante una lite, non l'ho interrotte volontariamente. Avevo il telefono in tasca e si continuava a bloccare».
Nel corso dell’esame la donna ha detto che il marito era diventato ancora più violento, «a causa dell'abuso di alcol», dopo l'infarto avuto all’inizio del mese.
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