Omicidio di Nuvolento: «Temevo che ammazzasse nostro figlio, così l’ho ucciso a coltellate»
«Gli chiedeva se voleva vivere o morire, mio figlio ha risposto: "Voglio vivere”. Mi sono voltata e ho visto che mio marito stava puntando il coltello alla gola di mio figlio. Ho preso anche io un coltello, mi sono avvicinata a mio marito, gliel’ho puntato alla gola chiedendogli cosa provasse. Mi ha riso in faccia. Ho pensato che mi fossi scavata la fossa da sola. Mio marito mi ha spinta, mi sono alzata e l’ho colpito. L’ho colpito alla gola. Non ricordo più dove, come l’ho colpito e quante coltellate gli ho dato». È il racconto drammatico davanti alla Corte d’Assise di Brescia Raffaella Ragnoli, imputata con l’accusa di aver ucciso il marito Romano Fagoni nel loro appartamento di Nuvolento, il 28 gennaio 2023.
L’uomo venne colpito a morte con un coltello dalla moglie durante l’orario di cena sotto gli occhi del figlio minore, che fu poi il primo a chiamare i soccorsi. La donna ha sempre sostenuto di aver agito per proteggere il figlio da un’aggressione del marito. «Aveva la fissazione sulla personalità di nostro figlio e dubbi sul suo orientamento sessuale», ha spiegato la donna.
«Quando beveva mio marito perdeva il lume della ragione, mi aggrediva e mi minacciava di morte - ha detto ancora -. Non ho denunciato per paura perché diceva che mi avrebbe ammazzato e avrebbe ammazzato tutta la famiglia. In 30 anni ho imparato a sopravvivere in questa situazione intollerabile che io però ho tollerato. Nei periodi belli volevo stare con lui perché lo amavo, nei periodi brutti non scappavo perché avevo paura. Il sabato mi dicevo: se arrivo a lunedì vado via” ma poi il lunedì era un’altra persona. Ho convissuto con il rischio di morire», le parole della donna.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato