Omicidio di Cologne, si rafforza la tesi sulla colpevolezza di Cristiano Mossali
Immagini, filmati, agganci delle celle telefoniche, testimonianze, intercettazioni. Uno dopo l’altro sono stati passati in rassegna gli elementi che, man mano che emergevano nel corso delle indagini, hanno prima portato ad escludere ogni altra ipotesi e poi a rafforzare la tesi sulla colpevolezza dell’imputato.
Nell’udienza celebrata oggi del processo a carico di Cristiano Mossali, meccanico 53enne di Palazzolo, accusato dell’omicidio del 40enne albanese Nexhat Rama, con cui aveva un debito di 30mila euro, sono stati ascoltati i carabinieri del nucleo investigativo provinciale e del nucleo operativo della Compagnia di Chiari.
In particolare i militari hanno ricostruito i movimenti di quella mattina, il 29 agosto 2022, della vittima e del presunto assassino.
Grazie all’esame dei video delle telecamere di sorveglianza tra Palazzolo, Cologne e Capriolo i carabinieri hanno scoperto che, dopo aver incontrato Rama alle 9 al distributore Agip, invece di tornare alla sua officina, un tragitto di due minuti, ha effettuato un ampio giro durato 25 e il suo telefono ha agganciato la cella più prossima alla zona in cui è stata trovata incendiata l’auto del 40enne con il suo cadavere nel baule.
Alle 10.53 la vettura è entrata nell’officina di Mossali con al volante Nexhat e ne è uscita alle 12.20 con, secondo i carabinieri, Mossali al volante. Le telecamere lo seguono mentre si dirige verso la campagna, alle 12.39 si vede in lontananza il fumo nero di un rogo e alle 13.07 Mossali ripassa a piedi sulla stessa strada.
Secondo i carabinieri, qualche settimana prima, lo stesso Mossali aveva «come in un depistaggio preventivo parlato ad un collega di tensioni tra Nexa e due imprenditori». Si torna in aula il 4 luglio.
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