Omicidio Bozzoli, l’ora della verità per Giacomo: 1 luglio, sentenza di Cassazione

Il quarantenne di Marcheno è stato condannato all’ergastolo in appello per l’omicidio dello zio Mario. Ora i giudici dovranno decidere se e in che misura accogliere il suo ricorso
Domani sarà il giorno della verità per Giacomo Bozzoli - © www.giornaledibrescia.it
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È arrivato il giorno della verità e per Giacomo Bozzoli potrebbe essere l’ultimo da uomo libero. Il destino del quarantenne di Marcheno condannato all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario - il 50enne svanito nel nulla attorno alle 19.15 dell’8 ottobre di nove anni fa mentre si trovava nella fonderia di famiglia - è nelle mani dei giudici della Corte di Cassazione che devono decidere se e in che misura accogliere il suo ricorso.

Gli scenari

Tre le possibili soluzioni. Gli «ermellini» possono far scendere il sipario sulle due precedenti condanne e rendere definitivo l’ergastolo; annullare la sentenza, rinviando la decisione ad altra corte d’assise d’appello (traslocando così il fascicolo a Milano, a causa della mancanza a Brescia di un’altra sezione che possa occuparsene); oppure annullare senza rinvio la condanna, liberando per sempre Bozzoli dall’accusa e, di fatto, rendendo del tutto inefficace nei suoi confronti, almeno sotto il profilo penale, anche l’eventuale futura scoperta della più evidente delle prove della sua colpevolezza.

Contro Giacomo Bozzoli i giudici di primo e secondo grado hanno valorizzato una dozzina di elementi di prova: dall’odio mai negato nei confronti dello zio, e confermato in aula dall’ex fidanzata cui Giacomo avrebbe confidato il piano per farlo fuori, alla manomissione delle telecamere di videosorveglianza puntate in modo che non inquadrassero la scena del crimine; dai suoi spostamenti all’interno dello stabilimento nei minuti della sparizione di Mario Bozzoli, per arrivare al suo ritorno in fabbrica dieci minuti dopo averla lasciata, ritorno spiegato con un cambio di produzione del tutto ingiustificato dietro il quale, secondo gli inquirenti, l’imputato ha cercato di nascondere la necessità di far sparire le prove dell’omicidio.

I due operai

Giacomo Bozzoli, dalla fine del processo di primo grado, è accusato del delitto in concorso con Beppe Ghirardini e Oscar Maggi, due operai presenti in fonderia quella sera. Il primo si è suicidato qualche giorno dopo la sparizione del suo datore di lavoro. Il secondo è stato indagato all’esito del processo di primo grado. Il fascicolo a suo carico è stato chiuso di recente, la procura si appresta a chiedere il suo rinvio a giudizio.

Il ricorso

I difensori di Giacomo Bozzoli in Cassazione hanno depositato un ricorso di 145 pagine, che contiene più di trenta motivi di appello. Il prof. Franco Coppi, che in carriera tra gli altri ha difeso anche Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi, e l’avvocato Luigi Frattini criticano la sentenza di appello sotto più profili. A partire dalla formulazione del capo di imputazione, cambiato nel corso del processo, fino ad arrivare alla contestazione dell’omicidio in concorso.

L’accusa sarebbe passata da «ha ucciso lo zio da solo e poi si è sbarazzato del suo corpo all’esterno dell’azienda» a «ha ucciso lo zio in concorso con altri due imputati e poi ha fatto sparire il suo cadavere nel forno della fonderia». Per la difesa si tratta di un cambio di prospettiva accusatoria che frustra il diritto di difesa e che i giudici non avrebbero dovuto ammettere.

L’udienza inizierà alle 10 di domani, lunedì 1 luglio. Il caso Bozzoli è il primo dei quaranta fascicoli che impegneranno per tutta la giornata i giudici della Corte di Cassazione. È probabile che il verdetto arrivi in tarda serata.

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