Omicidio Bozzoli, ecco perché la Cassazione ha confermato l’ergastolo

Depositate le motivazioni della condanna definitiva per Giacomo Bozzoli
Bozzoli, le motivazioni della Cassazione
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«Il fatto che non vi sia evidenza probatoria di un previo accordo criminoso che sia intercorso tra Giacomo Bozzoli e Oscar Maggi non interferisce di per sé sulla responsabilità concorsuale di Giacomo Bozzoli».

Lo scrivono i giudici di Cassazione nelle trenta pagine di motivazioni della condanna definitiva all’ergastolo nei confronti di Giacomo Bozzoli, il bresciano di trentanovenne condannato al fine pena ma il 1 luglio scorso per aver ucciso lo zio Mario, imprenditore di Marcheno, svanito nel nulla l’8 ottobre del 2015 e che secondo la giustizia è stato gettato dal nipote nel forno della fonderia di famiglia con l’aiuto di Giuseppe Ghiradini, addetto all’impianto e deceduto otto giorni dopo la scomparsa del suo datore di lavoro, e Oscar Maggi, operaio per il quale la procura ha ora chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di concorso in omicidio.

Giuseppe Ghirardini fu trovato morto con un'esca al cianuro nello stomaco
Giuseppe Ghirardini fu trovato morto con un'esca al cianuro nello stomaco

Secondo la Cassazione, «un tale concorso di Bozzoli, come di tipo comunque morale, resta saldamente ancorato, al previo ingaggio dell’operaio Ghirardini, quanto al riconosciuto ruolo di mandante di istigatore della condotta delittuosa di quest’ultimo e alla verificata presenza dell’imputato sul luogo dell’esecuzione dei crimini, che è sufficiente ad integrare gli estremi di una forma di compartecipazione criminosa ideale allorché essa, palesando chiara adesione e incitamento ulteriore alla condotta degli esecutori Maggi e Ghirardini, sia servita – come ritenuta nella specie – a fornire loro un nuovo stimolo all’azione e maggiore senso di impunità e sicurezza».

Cosa si dice del forno

Mario Bozzoli al lavoro nei pressi del forno della fonderia - © www.giornaledibrescia.it
Mario Bozzoli al lavoro nei pressi del forno della fonderia - © www.giornaledibrescia.it

Sul forno dove Bozzoli sarebbe stato gettato, la Cassazione scrive: «Durante l’esperimento giudiziale e l’introduzione della carcassa di un maiale già deceduto nel forno di una fonderia simile a quello della Bozzoli, i periti avevano verificato la completa carbonizzazione dell’animale e la polverizzazione dei resti. Ciò – scrive la Cassazione – dimostrava che il mancato rinvenimento di residui della vittima non entrava in contraddizione con la tesi di accusa, secondo il cui il corpo di Mario Bozzoli sarebbe stato distrutto all’interno del forno grande dello stabilimento di Marcheno».

Il forno in cui è stato distrutto il corpo
Il forno in cui è stato distrutto il corpo

I giudici precisano: «La consulente del pubblico ministero - professoressa Cattaneo -, aveva infatti sostenuto che in base alla sua esperienza formatasi essenzialmente in materia di cremazione di salme, all’esito dell’incenerimento si sarebbe dovuta riscontrare la residua presenza di pezzi ossei e dentari riconoscibili anatomicamente, anche se calcinati e sulla base di tale rilievo – smentito appunto dall’esperimento – aveva ritenuto implausibile che la vittima fosse stata introdotta nel forno.

La sentenza impugnata chiarisce bene dunque perché l’obiezione della consulenza debba ritenersi superata per effetto dell’esperimento medesimo tornando così plausibile l’inserimento del corpo nel forno».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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