Omicidio Bozzoli, è il giorno della sentenza di Cassazione

È iniziato a Roma il processo a carico di Giacomo Bozzoli accusato di aver ucciso lo zio Mario nella fonderia di Marcheno. Il quarantenne si gioca l’unica chance di ribaltare l’ergastolo
L'aula della prima sezione penale della Corte di Cassazione presieduta da Giuseppe Santalucia - © www.giornaledibrescia.it
L'aula della prima sezione penale della Corte di Cassazione presieduta da Giuseppe Santalucia - © www.giornaledibrescia.it
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È iniziato davanti ai giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione presieduta da Giuseppe Santalucia (presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati) il processo a carico di Giacomo Bozzoli.

Il quarantenne accusato di aver ucciso lo zio Mario la sera dell’8 ottobre del 2015 nella fonderia di famiglia a Marcheno, e di aver fatto sparire nel forno grande il suo cadavere con la collaborazione degli operai Beppe Ghirardini e Oscar Maggi, si gioca l’unica chance di ribaltare l’ergastolo che gli è stato inflitto in primo e secondo grado.

L’udienza

A differenza delle udienze celebrate a Brescia, Giacomo Bozzoli non è n aula. Per lui sono presenti gli avvocati Luigi Frattini e il prof. Franco Coppi, difensore in passato anche di Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi. Assenti anche i figli e la moglie di Mario Bozzoli, rappresentati dagli avvocati Vanni e Vieri Barzellotti. In aula, tra il pubblico, Adelio Bozzoli, padre di Giacomo e fratello di Mario.

Per l’accusa le due sentenze sono esenti da vizi

Il sostituto procuratore generale presso la Cassazione ha chiesto ai giudici della prima sezione di respingere il ricorso di Giacomo Bozzoli. Secondo il pg le due sentenze che hanno condannato all’ergastolo il 40enne di Marcheno per l’omicidio dello zio Mario e l’occultamento del suo cadavere sono esenti da vizi, sia sotto il profilo formale che logico.

Non c’è violazione di legge nella «doppia conforme» e nemmeno vizio di motivazione. Per l’accusa Mario Bozzoli è sicuramente morto ed è morto all’interno della sua azienda, le piste alternative sono accreditabili solo nel campo della magia, ha sostenuto la pg.

Che sia stato Giacomo Bozzoli ad uccidere lo zio per la procura generale lo dicono elementi di prova vagliati a fondo: dall’odio nutrito nei confronti di Mario allo spostamento delle telecamere interne della fonderia per non riprendere la scena del crimine, dagli spostamenti all’interno della fonderia di Giacomo quella sera, fino al suo rientro in azienda dieci minuti dopo averla lasciata, e non per cambiare una produzione, ma per completare l’opera e l’occultamento del cadavere del 50enne imprenditore.

Il procuratore generale ha concluso il suo intervento affermando che le lunghe indagini non sono stata un’ostinata ricerca di un colpevole, ma un’ostinata ricerca delle prove che a quel colpevole hanno portato. E quel colpevole per la pg è Giacomo Bozzoli.

I difensori: «Accusa costellata di ambiguità»

Si è conclusa l'udienza del processo in Cassazione a carico di Giacomo Bozzoli. I difensori del 40enne accusato dell'omicidio dello zio hanno chiesto al presidente Giuseppe Santalucia e ai giudici a latere l'annullamento dell'ergastolo ritenendo la sentenza di appello viziata sia sotto il profilo formale, che motivazionale. Il prof Franco Coppi, che affianca l'avvocato Frattini nella difesa di Bozzoli in Cassazione, ha sostenuto che la duplice pronuncia di condanna non è sinonimo di verità assoluta: «La doppia conforme - ha detto l'ex avvocato di Andreotti e Berlusconi - potrebbe essere un duplice errore. Come è un errore sostenere che sia la difesa a dover fornire la prova dell'innocenza dell'imputato. Sta all'accusa dover dimostrare la sua colpevolezza e l'accusa contro Giacomo Bozzoli - ha spiegato l'avvocato Coppi - è costellata di ambiguità, dalle quali il processo non è riuscito a liberarsi». Ultimato l'intervento dei difensori dell'imputato, i giudici si sono ritirati in camera di consiglio. La sentenza è attesa nel pomeriggio, non prima delle 17.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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