All’orto botanico di Ome crescono anche i meli dell’era Cenozoica
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Un viaggio lungo oltre 7mila chilometri che sta dando i suoi frutti, regalando a Ome una delle più antiche varietà di mele esistenti: la «Malus sieversii», una specie originaria dell’era Cenozoica.
Sono state infatti messe a dimora nell’Orto botanico delle querce 250 piante di questo antico melo selvatico (di fatto l’antico antenato delle nostre mele «domestiche») originario del Kirghizistan, terra che è stata protagonista della missione «Eden forever». Un’azione avviata un paio d’anni fa con un viaggio proprio in Kirghizistan promosso dagli orti botanici di Ome con il sostegno, tra gli altri, di Nagasaki-Brescia Kaki Tree Project-Europe, Fondazione Cogeme Ets e Università degli Studi di Brescia.
Il frutto di questo viaggio (e degli sviluppi successivi) è il meleto nato dai semi raccolti nel corso della spedizione e poi studiati e curati dal cavaliere Antonio De Matola (il filosofo-botanico curatore degli orti omensi), dai suoi collaboratori e dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige.
Un lavoro che porta in seno un patrimonio genetico unico, e che va a calcare il solco della mission di De Matola e del suo gruppo di lavoro: preservare le specie rare.
Progetti come quello degli Orti botanici del Comune franciacortino rappresentano un importante tesoro per la conservazione e lo sviluppo della mela, visto che la sua ricchezza e diversità genetica offre (tra le altre cose) opportunità per migliorare la resistenza delle mele domestiche a malattie e stress.
A Ome, ricordiamolo, sono presenti ben due orti botanici. Il primo, quello delle conifere coltivate, nasce nel 1996 nella Valle del Fus, a nord del paese, dove si possono contare più di 80 specie tra le sette famiglie di conifere presenti. Di più recente costituzione il secondo orto botanico, quello delle querce, inaugurato nel 2014.
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