CronacaGarda

L’olio d’oliva bresciano è a rischio: un’estate fa la grandine, ora le piogge

Alice Scalfi - Veronica Massussi
Produzione 2023 ridottissima. Confagricoltura: «Serve un piano Marshall che aiuti l’olivicoltura»
La grandine flagella le coltivazioni fra Salò e la Valtenesi (luglio 2023) - © www.giornaledibrescia.it
La grandine flagella le coltivazioni fra Salò e la Valtenesi (luglio 2023) - © www.giornaledibrescia.it
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L’anno scorso è stata la grandine, quello prima la siccità, quest’anno le troppe piogge: il peggior amico delle olive (e dell’agricoltura in generale) è il clima. Anzi, il cambiamento climatico.

A ottobre dell’anno scorso gli olivicoltori gardesani segnalavano una riduzione della produzione variabile dal 30% al 70% causata dalle violentissime grandinate che si erano abbattute in zona nel mese di luglio. Gli oliveti ne uscirono martoriati. A un anno da quello stillicidio, il bilancio è ben più che confermato: di olio se n’è prodotto poco o addirittura niente.

Una stagione, quella 2023, fortemente compromessa dalle grandinate di luglio e fortemente compromessa risulta già questa del 2024, stavolta a causa delle piogge troppo intense. Ma nel 2022, lo si accennava, il problema fu la siccità: «Se si vuole che il comparto possa sopravvivere - è l’appello di Confagricoltura Brescia - occorrono approfondimenti e soluzioni nel breve periodo, ma anche un progetto olivicolo su misura dell’olivicoltura lombarda, sul lungo periodo, che abbracci tutti i problemi del settore: dai disciplinari alla gestione della risorsa idrica, dal ricambio generazionale ai costi di produzione».

Serve un piano Marshall

Anche perché il 2024 è destinato a non andare meglio. Cosa che spinge il vicepresidente di Confagricoltura Brescia Oscar Scalmana a invocare «un piano Marshall dell’olivicoltura», ristori per gli olivicoltori: «La stagione 2024 è partita con notevoli difficoltà climatiche, dovute al meteo e alle intense piogge, accompagnate da basse temperature, per gran parte della primavera e del principio dell’estate. Per contrastarle - spiega - si sono resi necessari molti trattamenti, che sono ovviamente molto costosi. A partire dalla perdita di redditività per il calo produttivo e gli alti costi, gli elementi di preoccupazione per gli operatori sono numerosi».

Malattie

  • La grandine flagella le coltivazioni fra Salò e la Valtenesi
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  • La grandine flagella le coltivazioni fra Salò e la Valtenesi
    La grandine flagella le coltivazioni fra Salò e la Valtenesi (luglio 2023) - La grandine flagella le coltivazioni fra Salò e la Valtenesi

Anche nella zona del lago d’Iseo il ricordo di chicchi di grandine grossi come pesche è ancora vivido. Nadia Turelli, delegata Coldiretti per l’olivicoltura sebina, non si è dimenticata del luglio scorso: «Le piante sono state segnate dalla grandine. Per fortuna, visto il caldo dei giorni successivi, non si sono generati funghi patogeni, ma la produzione è comunque risultata compromessa, da questo e anche da altri fattori quali mosca e cimice. Per l’olivicoltura sebina è stato un “Annus horribilis». La grandine, che colpisce a fasce, lascia una situazione a macchia di leopardo: pochissimi sono stati i litri di olio evo prodotti.

Chi ha cercato l’olio del Sebino del 2023 non ne ha trovato date le criticità dell’annata, che hanno influito sia sulla quantità che sulla qualità. L’estate scorsa si è infatti presentata la mosca dell’olivo, parassita la cui presenza compromette le qualità organolettiche dell’olio. Alla mosca si è aggiunta la cimice asiatica le cui punture di suzione sono una delle cause di «cascola precoce». Significa che l’oliva, ancora piccola, riduce la sua capacità di rimanere attaccata al ramo e, già con leggere scosse, cade. Viste le previsioni, quest’anno per il Sebino si profila diverso ma, come sottolinea Turelli, meglio non alzare la voce, prima della raccolta di ottobre tutto può succedere. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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