Novantamila Alpini in sfilata a Vicenza, un lunghissimo sogno di pace
Certi sogni capita che non te li ricordi. Ti affollano la mente nella notte e poi al mattino svaniscono. Non è andata così con il sogno di pace degli Alpini: il motto della 95ª Adunata nazionale dell’Ana è diventato un coro, una sinfonia risuonata nelle strade di Vicenza al ritmo del Trentatré. Il grido di pace sgorga da 90mila voci, quante le Penne nere che hanno dato vita alla sfilata conclusiva della manifestazione. E seimila di quelle voci hanno l’accento bresciano, grazie agli Alpini delle Sezioni di Brescia, Salò e Vallecamonica che in gran numero sono giunti nella città del Palladio per la giornata clou dell’Adunata.
Festa popolare
L’atmosfera di festa che già si era respirata nei giorni scorsi ieri ha raggiunto i livelli massimi. Festa non sbracata, pur con i momenti conviviali e goliardici tipici dei raduni Alpini. Festa per il piacere di stare assieme e di ricordare i valori e l’impegno delle Penne nere, orgogliosamente ribaditi nella sfilata che si concludeva in viale Roma, di fronte alla statua dello scrittore Antonio Fogazzaro. Festa per quell’affatto «piccolo mondo antico» che è l’universo alpino, capace ancora di mobilitare le sue truppe, per quanto più attempate di un tempo, e di raccontare una storia che pure oggi si arricchisce di nuovi capitoli, scritti nelle comunità di appartenenza. Capitoli che si possono condensare in alcuni numeri del libro verde della solidarietà alpina: nel 2023 le Penne nere hanno regalato 2.392.096 ore, valorizzate in oltre 65 milioni e 800mila euro, cifra alla quale vanno aggiunte le somme raccolte e donate, che assommano ad altri 5 milioni e 789mila euro, per un totale di oltre 71 milioni e 500mila euro.
Solidarietà
Quelle ore di lavoro e quelle somme destinate ai bisogni delle realtà locali sono il modo con il quale si costruisce la pace, la via da continuare a percorrere perché la pace diventi realtà, sempre con un sorriso sulle labbra, tipico approccio alpino che crea simpatia e relazioni. Lo hanno detto e scritto tutte le Sezioni che hanno sfilato, da quelle dei Paesi esteri al mattino a quelle venete in serata, quando il sole caldo di una giornata quasi estiva era già tramontato. Lo hanno ribadito anche gli Alpini della terra bresciana, arrivati davanti al palco delle autorità poco prima delle 17 e congedatisi dopo 50 minuti. Ad aprire la sfilata dei «nostri» seimila Alpini è stata la Monte Suello Salò, guidata dal presidente Sergio Poinelli, che ha anche voluto ricordare come «i reduci insegnano che solo chi ha vissuto la guerra conosce il valore della pace». Un tributo ai preziosi testimoni di un passato che nessuno vuole rivivere, a rafforzare il significato della giornata.
Con tanti sindaci
Poi è toccato agli Alpini della Sezione più numerosa, quella di Brescia, per la prima volta condotta all’Adunata dal neo presidente Enzo Rizzi. Con loro un’ottantina di sindaci in fascia tricolore, in prima fila quella del capoluogo, Laura Castelletti, ed il presidente della Provincia Emanuele Moraschini. Assieme al sogno di pace, e strettamente connesso ad esso, ce n’è un altro: «Il sogno degli Alpini è non lasciare indietro nessuno», come testimonia l’impegno nella Scuola Nikolajewka. Concetto ribadito anche dagli Alpini della Vallecamonica, giunti in forze con il presidente Ciro Ballardini e accompagnati da una quarantina di sindaci: «Sognare la pace, per gli Alpini, è aiutare il prossimo in difficoltà».
Si fa buio, sfilano gli ultimi Alpini. Tra poco si andrà a dormire: qui in tanti sono convinti che il sogno di pace scaccerà l’incubo della guerra.
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