‘Ndrangheta a Brescia, il Riesame dissequestra 23 milioni di euro

Le decisioni del Riesame hanno per oggetto l’indagine su una duplice associazione per delinquere finalizzata ad una frode fiscale milionaria
Il Palazzo di Giustizia di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Dopo aver riqualificato il reato da associazione per delinquere di stampo mafioso a quella di associazione per delinquere «semplice», aver scarcerato Giang Vu Hung e Giuseppe Zeli, aver concesso i domiciliari ad altri cinque dei dodici indagati raggiunti da misura cautelare, il tribunale del Riesame ha accolto anche i ricorsi contro le misure cautelari reali e restituito agli indagati che avevano subito il sequestro 23 milioni e 150mila euro, un terzo dei quali (poco meno di 8 milioni) a Giuseppe Zeli, imprenditore bresciano assistito dagli avvocati Lucrezia Francesca Pulcini e Davide Scaroni.

Le decisioni del Riesame hanno per oggetto l’indagine su una duplice associazione per delinquere finalizzata ad una frode fiscale milionaria che, stando alle ipotesi degli inquirenti, si avvaleva anche di metodi mafiosi per ottenere i suoi risultati. Secondo la procura e la Gdf, che ha compiuto le indagini sul campo, a conferire lo «stampo» mafioso, ‘ndranghetista in particolare, sarebbe stato l’ideatore del business criminale: Giovanni Natalino Cambareri, 55enne calabrese di Scilla, e suo fratello Domenico. Durante le indagini gli investigatori ritenevano di aver stoppato una guerra tra clan per la gestione di una delle specialità bresciana: la fattura falsa.

Le indagini avevano acceso i riflettori anche su un noto locale della città: il Reverso Tower di via Flero. Secondo la ricostruzione il prezzo dell’affitto dell’azienda era stato pagato da una delle società coinvolte nelle frodi fiscali con poco meno di 180mila euro provento di attività illecita. 

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