A Nave consegnata la cittadinanza onoraria a Manlio Milani

Barbara Fenotti
Presente anche l’ex ministra della Giustizia Cartabia: «La sua determinazione un esempio». Minoranza contraria
  • Consegnata a Manlio Milani la cittadinanza onoraria di Nave
    Consegnata a Manlio Milani la cittadinanza onoraria di Nave - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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È stata una cerimonia molto partecipata quella che nel tardo pomeriggio di oggi ha visto il conferimento della cittadinanza onoraria al presidente di Casa della memoria, Manlio Milani, da parte del Comune di Nave su iniziativa dell’Amministrazione guidata da Matteo Franzoni.

Solo qualche mese fa la maggioranza navense aveva revocato la cittadinanza a Benito Mussolini, scegliendo di assegnarla a Milani, scampato allo scoppio della bomba di piazza Loggia il 28 maggio del 1974, (attentato nel quale perse però la moglie Livia Bottardi) «per la sua tenace invocazione della verità, per l’infaticabile lavoro di ricerca storica e riflessione civile e per i percorsi di incontro e di riconciliazione memorialistica sulla stagione del terrorismo e della lotta armata noi abbiamo fatto questa scelta» ha spiegato il primo cittadino.

«Ho deciso fin da subito che sarei andato a fondo nella ricerca della verità e della giustizia perché, anche se io ero stato colpito più degli altri, quella bomba di matrice neofascista aveva colpito tutti, dal momento che il suo obiettivo era minare il nostro sistema democratico» ha detto Milani in un lungo discorso, al termine del quale il pubblico in sala ha regalato un lungo e caloroso applauso. È da questo principio che è partito il lungo, ostinato e inarrestabile percorso alla ricerca della verità a ogni costo, ma sempre senza fare appello alla violenza, di Manlio Milani.

Marta Cartabia

Manlio Milani e Marta Cartabia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Manlio Milani e Marta Cartabia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

Una cerimonia molto partecipata, quella di oggi, che cade nella coda delle iniziative organizzate per il 50esimo anniversario della Strage di piazza Loggia e alla quale ha preso parte anche la ex presidente della Corte costituzionale ed ex ministra della Giustizia Marta Cartabia, che al presidente della Casa della memoria è legata da un decennio da un rapporto di amicizia e affetto.

«Di Manlio mi colpiscono la determinazione ad andare avanti fino quasi al paradosso di dover aspettare decenni per poter avere una risposta definitiva su come sono andati i fatti relativi alla Strage - ha detto Cartabia -. La giustizia non può non partire da un accertamento dei fatti e delle responsabilità, ed è altrettanto vero che dovrebbe essere tempestiva: così, per la Strage, non è stato ma alla fine è stato chiaro che ne è valsa la pena attendere fino al 2017 per avere delle risposte».

Il sindaco

«Quel giorno in piazza Loggia erano presenti molti navensi - ha spiegato Franzoni -, testimoni a loro volta di quel doloroso spaccato di storia: ecco perché abbiamo scelto di fare questo passo». La storia del paese della Valle del Garza è intrecciata con quell’evento anche alla luce delle vertenze sindacali molto accese che in quegli anni caratterizzavano le ferriere. Una tensione, diffusa anche nel Bresciano, che è sfociata nello scoppio della bomba.

«Il fatto che il Comune di Nave abbia preso questa decisione testimonia come fu un evento sentito dall’intera comunità bresciana sia a livello umano, sia istituzionale» ha detto l’onorevole Gianni Girelli. «Fare memoria è indispensabile - ha aggiunto l’assessore si Servizi sociali di Brescia, Marco Fenaroli - e per farlo ci vogliono luoghi e persone: Manlio si è assunto questo impegno nel tempo».

Il senatore di Forza Italia Adriano Paroli, già sindaco di Brescia a capo di una Giunta di centrodestra, ha ricordato come «il rapporto con Manlio fu stretto grazie all’operato dell'allora assessore Paola Vilardi, che aveva dato inizio all’esperienza, condivisa da tutti, della Casa della memoria». Tra chi fu toccato in prima persona dalla bomba ed era presente ieri alla cerimonia c’è anche il senatore dem Alfredo Bazoli, che perse la madre quando era solo un bambino. Una serie di testimonianze, quelle ascoltate ieri a Nave, che provengono da voci di diverso colore politico ma sono tutte d’accordo su una cosa: l’impegno di Milani alla ricerca della verità è un simbolo di come, ieri come oggi, non ci si debba arrendere, perché la giustizia non ha colore politico.

La minoranza

La decisione di conferire la cittadinanza a Milani non ha trovato d’accordo la minoranza del gruppo di opposizione di centrodestra «Fare Nave».

«Ovviamente la nostra non è una presa di posizione sulla persona - spiega il capogruppo Nicola Pedrali -: al massimo ci si potrebbe chiedere quale sia il collegamento di Milani con Nave, in quanto noi non lo ravvisiamo». A indispettire Pedrali e i suoi c’è anche il fatto che «solo dopo aver informato le associazioni del nostro Comune la maggioranza ci ha informati di voler revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini e di conferirla a Manlio Milani, con tanto di date già ipotizzate».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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