Morto sul lavoro in Val Palot, il corpo spostato dopo la caduta

Così sostengono gli inquirenti in seguito agli elementi raccolti. I titolari della società che gestisce gli impianti sono ai domiciliari con l’accusa di omicidio colposo aggravato. Indagato a piede libero un altro dipendente
L'impianto di risalita sequestrato dall'autorità giudiziaria e la vittima, Angelo Frassi
L'impianto di risalita sequestrato dall'autorità giudiziaria e la vittima, Angelo Frassi
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Per la legale rappresentante e il procuratore speciale - rispettivamente moglie e marito - della società che gestisce l’impianto di risalita sulle piste da sci della Val Palot, non è stato ancora fissato l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari. Nicoletta Merighetti e Silvano Sorio, indagati in merito alla morte di Angelo Frassi, un lavoratore stagionale avvenuta lo scorso 28 dicembre, si trovano agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio colposo aggravato «dall’aver violato le norme per la prevenzione degli infortunio sul lavoro». Indagato a piede libero, invece, un altro dipendente della società, che deve rispondere di favoreggiamento.

I risultati dell’autopsia

Stando ai risultati dell’autopsia, Angelo Frassi, pensionato di 67 anni di Pisogne, non sarebbe morto per un malore improvviso come ipotizzato in un primo momento, bensì a seguito di una caduta, da circa sette metri, da uno dei piloni dell’impianto sul quale sarebbe salito per eseguire la manutenzione di uno skilift. Operazione che stando alle prime informazioni esulava dalle mansioni di Frassi.

A ingannare in un primo momento i tecnici di Ats, i militari del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza e i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Erica Battaglia, la posizione del corpo della vittima, troppo distante da quel pilone. A seguito degli elementi raccolti, gli inquirenti pensano che il corpo sia stato spostato, molto probabilmente dal dipendente indagato, il primo a intervenire sul posto per capire cosa fosse successo al collega che non rispondeva alla radio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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