Morto in Val Palot, i coniugi arrestati non rispondono al Gip

I gestori dell’impianto nel quale ha perso la vita Angelo Frassi, in seguito alla caduta da un pilone, restano agli arresti domiciliari
L'impianto in Val Palot chiuso - © www.giornaledibrescia.it
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Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, non hanno rilasciato dichiarazioni spontanee e, almeno per ora, non hanno chiesto misure cautelari meno afflittive. Ieri mattina, accompagnati dall’avvocato Giacomo Maj, Silvano Sorio e Nicoletta Merighetti, legale rappresentante e procuratore speciale della società che gestisce gli impianti di risalita della Val Palot, piccola stazione sciistica in territorio di Pisogne, sono comparsi davanti al Gip Matteo Grimaldi per l’interrogatorio di garanzia relativo all’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari che li ha colpiti lo scorso 24 gennaio in relazione alla morte dell’operaio stagionale Angelo Frassi di 67 anni, trovato senza vita sulla pista Duadello il 28 dicembre scorso.

L’accusa

Per loro l’accusa è di omicidio colposo. Insieme a loro è indagato per favoreggiamento un altro dipendente che avrebbe spostato il corpo del collega rimasto a terra. La situazione resta quindi congelata in attesa che vengano svolti degli accertamenti tecnici sullo skilift sotto il quale si sarebbe verificata la tragedia. La Procura ha già nominato un proprio consulente mentre la difesa sta ancora valutando a chi affidarsi. Frassi era rimasto a terra senza vita il 28 dicembre mentre lavorava all’impianto e, sulle prime, medici e infermieri avevano pensato ad un malore dato che il corpo era lontano dai piloni.

Le testimonianze

Nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Erica Battaglia però sono finite anche le testimonianze di alcuni sciatori che si trovavano quel giorno sullo skilift e che hanno confermato di aver visto il 67enne di Pisogne cadere da un pilone e il suo corpo spostato più lontano.

Stando a quanto hanno poi ricostruito gli uomini del Soccorso Alpino Guardia di Finanza e i carabinieri della Compagnia di Breno, Angelo Frassi, che non aveva la qualifica di manutentore, era salito sul pilone per liberare un piattello attorcigliato alla fune di traino. Lo avrebbe fatto senza imbragatura e senza casco e senza utilizzare le specifiche scale che sono in grado di bloccare una eventuale caduta dell’operatore. Non è ancora chiaro se il dipendente accusato di favoreggiamento ha agito di propria iniziativa o su indicazione dei datori di lavoro.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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