CronacaBassa

Morto dopo la lite, chiesta un’altra archiviazione per il ciclista

L’uomo aveva sferrato un pugno dopo l’aggressione di un 65enne di Offlaga, poi deceduto. Per il pm si è tratta di legittima difesa
Il tribunale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Per la Procura della repubblica la vicenda era da archiviare. Il 67enne di Dello si era difeso, con un solo pugno, dall’aggressione che stava subendo dal marito infuriato di una donna con cui aveva avuto una lite stradale e che lo aveva inseguito e bloccato con l’auto. Per quel pugno però Mario Francesco Donadoni era caduto a terra, aveva battuto violentemente la testa e poi, dodici giorni dopo, il 7 agosto del 2023, era spirato in ospedale.

La prima archiviazione era stata respinta ed erano stati disposti nuovi accertamenti, in particolare sentendo alcuni testimoni che avrebbero potuto chiarire quanto accaduto subito dopo la lite e come si fosse comportato il 67enne che nel procedimento è assistito dagli avvocati Ennio Buffoli e Davide Scaroni.

Le persone sono state ascoltate e i nuovi elementi raccolti, compresa una perizia medico legale, affidata la professor Andrea Verzeletti, sul tipo di contusioni che il ciclista aveva riportato per stabilire se siano state frutto di offesa o difesa.

«L’approfondimento istruttorio ha permesso di confermare quanto già sostenuto nella precedente richiesta di archiviazione» scrive il sostituto procuratore Victoria Allegra Boga per cui gli accertamenti hanno reso «ancora più evidente l’impossibilitò di esercitare l’azione penale considerato che non è in nessun modo possibile formulare una ragionevole previsione di condanna».

Per la Procura «chiarite le circostanze di fatto emerge plasticamente un fondato e ragionevole dubbio» che il 67enne di Dello «abbia agito in una situazione di legittima difesa». Nello specifico l’uomo non si sarebbe volontariamente esposto alla situazione di pericolo: la signora con cui aveva avuto la discussione è arrivata a casa sconvolta, ha raccontato l’accaduto al marito e insieme si sono messi alla ricerca del ciclista che hanno trovato poco dopo «trattasi quindi di una situazione di pericolo a cui non si è volontariamente esposto e a cui ha reagito tenendo una condotta proporzionata alla offesa ricevuta»

I familiari di Donadoni, assistiti dall’avvocato Marco Gallina, si sono opposti a questa richiesta e la vicenda torna in aula il 19 giugno.

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