Addio all’alpino Nazzaro Boccacci, segnato dall’eccidio di Mompiano

Che si creda alle coincidenze, oppure no, il fatto che Nazzaro Boccacci, per oltre un ventennio capogruppo degli Alpini di Nave, se ne sia andato a 88 anni proprio il giorno della Liberazione - e quello antecedente all’eccidio nazista del Poligono di tiro di Mompiano - resta una circostanza particolare.
Benché lui avesse solamente otto anni quando la famiglia dello zio paterno Giuseppe, custode del Poligono di tiro di Mompiano, venne brutalmente assassinata dai tedeschi il 26 aprile del 1945, quella tragedia ha segnato in maniera indelebile la sua esistenza. Giuseppe, insieme alla moglie Emma e alla figlia Lidia, allora 17enne, furono tra i 13 civili fucilati in segno di rappresaglia per l’uccisione, avvenuta il giorno prima, il 25 aprile, da parte di un gruppo di partigiani di un soldato tedesco che si era nascosto nella casa di Boccacci.
Cosa successe
Secondo una ricostruzione fatta da Giovanni Scandolara, che all’epoca abitava non lontano dal poligono, e pubblicata sul sito internet dell’Anpi di Brescia, all’indomani del ferimento mortale del loro commilitone, i tedeschi, «ritornarono sui loro passi dirigendosi al poligono. Boccacci con i suoi familiari e gli altri rimasti si erano asserragliati in casa al primo piano. La giovanissima figlia Lidia, molto esperta di armi, avrebbe voluto lasciarli salire dalle scale ed accoglierli con una raffica di fuoco a distanza ravvicinata. Prevalse, invece, la soluzione di non affrontarli con le armi: ciò fu fatale. Furono condotti tutti in cortile, fucilati e finiti con il calcio dei fucili».
Sopravvisse solo un uomo, che rimase per ore sotto i corpi degli altri in attesa che gli assassini se ne andassero. Ai Boccacci e alle altre 10 vittime è dedicata una lapide visibile ancora oggi dove vennero giustiziati.
Il lutto
«Ottant’anni dopo al Poligono di Mompiano volevi esserci - hanno scritto i fratelli di Nazzaro nel necrologio pubblicato sul nostro giornale -. Tu te ne sei andato alle 8.30, noi al poligono abbiamo sentito la tua presenza».
Che lì in quel momento Nazzaro ci fosse o meno a noi non è dato saperlo. È stato invece sotto gli occhi di tutti l’impegno che, negli anni, ha sempre mantenuto per gli altri. Oltre a essere volontario come «nonno vigile» fuori dalle scuole e sul pulmino che porta gli scolari da casa a scuola e viceversa; è stato anche capogruppo delle penne nere di Nave, che il giorno della sua scomparsa l’hanno ricordato con molta commozione.
Una carica ricoperta dal 1996 e per i successivi 25 anni quando è poi diventato presidente onorario. Sotto la sua guida gli alpini si sono dotati, costruendola da sé, della sede inaugurata nel 1997 in via Capra, accanto ai campi da tennis. La sua intraprendenza ha permesso al gruppo di rimanere ben inserito nella comunità e di fare diversi interventi sul territorio, come avvenne nel 2017 con la sistemazione dei cippi dei caduti della Prima guerra mondiale al cimitero di Nave. Il funerale di Nazzaro Boccacci sarà celebrato lunedì 28 aprile alle 14 nella parrocchiale di Nave.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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