Morta in A4, il fratello di Giada Zanola: «Nessun segnale che il compagno fosse violento»
«Qualche litigio, come in tutte le coppie, ma Giada non ci aveva mai detto che lui fosse stato violento o che la situazione fosse grave. Anche con noi Andrea era sempre tranquillo e gentile». Non si aspettava nulla Daniel Zanola, fratello di Giada, la donna morta l’altra notte cadendo da un cavalcavia sulla A4 in provincia di Padova e che secondo la Polizia è stata spinta dal compagno, Andrea Favero, un camionista 39enne fermato per omicidio.
Daniel vive ancora nella casa di Folzano dove anche Giada aveva vissuto fino al 2016 prima di trasferirsi prima a Bergamo e poi in provincia di Venezia. «Non sappiamo cosa sia successo, devo andare a parlare con la Polizia per capire» ha spiegato Daniel che, al bar della frazione alle porte della città, ha ricevuto le condoglianze di tanti amici e conoscenti. Giada, mamma di un bambino di tre anni, aveva studiato in una scuola alberghiera della città e attualmente faceva la commessa in un negozio di articoli per la casa.
Resta da appurare - lo farà l'autopsia - se la 34enne sia stata stordita o abbia perso i sensi venendo malmenata prima di essere gettata oltre la recinzione del ponte autostradale. Quando i poliziotti sono andati a cercare l'uomo nell'abitazione della coppia, hanno notato che aveva lividi e escoriazioni sui polsi, forse i segni di difesa di Giada in precedenti episodi. Secondo gli investigatori, Favero avrebbe alzato le mani altre volte sulla compagna, ma questa non aveva mai sporto denuncia.
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