Morta in A4, Andrea Favero resta in carcere per i gravi indizi di colpevolezza

Lo ha disposto il gip di Padova: nell’interrogatorio di convalida del fermo l’indagato per l’omicidio di Giada Zanola si è avvalso della facoltà di non rispondere
Resta in carcere Andrea Favero
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Resta in carcere Andrea Favero, l’uomo accusato di aver ucciso la campagna di origini bresciane Giada Zanola, 33 anni, gettata da un cavalcavia che dà sull’autostrada A4 nella notte tra martedì e mercoledì-. Il gip di Padova non ha convalidato il fermo perché non ci sarebbe il pericolo di fuga, ma ha disposto la custodia cautelare in carcere per i gravi indizi di colpevolezza. Nell’interrogatorio di convalida del fermo Favero si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Era geloso, non accettava la fine della relazione e nemmeno che lei potesse iniziare un nuovo lavoro nell’attività gestita dall’uomo che frequentava da qualche tempo. Sarebbe questo il movente dell’omicidio di Giada Zanola. Favero ha raccontato di continui litigi, ha spiegato che la compagna aveva annullato il matrimonio organizzato per settembre, ma inizialmente ha negato – salvo poi in parte ammettere - di aver ucciso la donna alla quale nella notte aveva inviato messaggi sul cellulare. «Una messinscena» l’ha definita il pm che ha disposto il fermo come indiziato di delitto.

Le parole del pm

«In sede di sommarie informazioni l’indagato si guardava bene dal riferire che poco prima del tragico decesso la vittima a seguito del litigio tra loro era uscita di casa e che lui l’aveva inseguita, facendola salire a bordo della sua autovettura, come poi riferito in sede di interrogatorio« scrive il pm.

«Alla luce di tale evidente discrepanza nelle versioni fornite dall’indagato, spiegabili solo ipotizzando che lo stesso volesse allontanare da sé i sospetti per quanto realmente accaduto, appare evidente che i contatti telefonici di messaggi presenti sul suo cellulare rappresentino una messa in scena finalizzata al medesimo scopo».

Gli inquirenti escludono che Giada Zanola si sia tolta la vita «Non sussiste il benché minimo dubbio che la vittima – scrive il pm - non avesse alcuna ragione di suicidarsi, dato che si trovava in una posizione di forza nei confronti del compagno, che accudiva lei stessa ed il figlio, aveva una relazione affettiva con un’altra persona e si accingeva a cambiare lavoro, per andare a lavorare presso l’attività del suo amante». L’autopsia, su un corpo martoriato dal passaggio in autostrada di auto e camion, dovrà stabilire se la donna sia stata drogata prima di essere gettata dal cavalcavia.

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