Montichiari, 100 milioni per diventare l’aeroporto cargo del Sud Europa

La rincorsa per il grande decollo è più lunga del previsto, a causa della burocrazia. Ma alla fine Montichiari diventerà un aeroporto cargo di riferimento per tutto il Sud Europa. Ne è più che convinto Paolo Arena, presidente della veronese Catullo, la società della galassia Save che gestisce anche lo scalo bresciano. Quello che manca per prendere definitivamente quota «è il decreto di conformità dell’Enac, atteso però entro il prossimo mese. Dopodiché si potrà partire con il Piano di sviluppo, la progettazione e le gare d’appalto».
È difficile non volare sulle ali dell’entusiasmo sapendo che sul piatto ci sono «100 milioni, che saranno utilizzati, tra l’altro, per quadruplicare i magazzini per le merci (da 15mila a 60mila metri quadrati), prolungare la pista per fare atterrare anche aerei più grandi, eseguire interventi di mitigazione ambientale, riqualificare i raccordi stradali di accesso, potenziare l’illuminazione, acquistare attrezzature per attività di carico-scarico dalle aeromobili».
Prospettive
Insomma, sarà tutto un altro aeroporto, come confermano le stime di Aci-Europe (dove Aci in questo caso sta per Airports council international), che prevedono una crescita esponenziale: «Attualmente il volume dell’indotto, diretto e indiretto, è di 61 milioni, ma una volta che saranno raggiunti gli obiettivi del Piano si passerà a 300 milioni. E gli occupati da 1.200 diventeranno oltre 6.000».
Arena puntualizza che dal 2017 sono già stati investiti oltre 20 milioni di euro. Eppure proprio negli ultimi giorni si sono di nuovo alzate critiche dai mondi dell’economia e della politica bresciani, in particolare dopo la diffusione dei dati 2024 di Assaeroporti: lasciando da parte il traffico passeggeri (solo 8.662 utenti transitati), il D’Annunzio è quinto in Italia per il trasporto merci con un +9,4% sul 2023, anno durante il quale si era registrato però un -9,5% sul 2022.
«La crescita dell’anno scorso a ben vedere è considerevole se si pensa che la media in Italia è del 2%. E aggiungo che i dati di bilancio sono in miglioramento». Ma anche il fatto che Venezia, aeroporto sempre gestito da Save, cresca molto più di Montichiari ha fatto storcere il naso all’ombra del Cidneo: «In realtà non c’è alcuna concorrenza, parliamo di due cose diverse – chiarisce il presidente –: le merci nel caso del Marco Polo sono trasportate nelle pance degli aerei passeggeri che fanno tratte intercontinentali e non nei full cargo».
Nodo passeggeri
Il numero uno di Catullo ci dà così lo spunto per parlare pure dei voli passeggeri. A Montichiari resta preclusa questa possibilità di sviluppo? «È chiaro che tutti vogliono i passeggeri in tutti gli aeroporti. Proprio come tutti vorrebbero ospedali e università ovunque. Ma se si guarda il business internazionale degli aeroporti, si va sempre di più sulle specializzazioni.
Il D’Annunzio è molto vicino a Verona, Bergamo, Linate e anche a Bologna: non ha una possibilità di mercato in questo senso. Almeno per il momento. Ma ribadisco che è candidato a diventare riferimento cargo per il Sud Europa. Ci arriveremo gradualmente. Anche se già ora stiamo lavorando a connessioni con il Sud Est asiatico e con l’Africa».
Collaborazione
Quanto a una possibile alleanza dei cieli con Orio al Serio, Arena rimarca che Montichiari si trova già all’interno di un sistema aeroportuale molto strutturato, quello della veneziana Save, che non è limitato al Nord Est italiano, ma si estende in Europa con Bruxelles-Charleroi.
«Di certo – conclude – per noi è di massima importanza la collaborazione con il territorio bresciano: vorremmo realizzare a breve un incontro con i vari stakeholder. L’aeroporto è infatti un anello di una catena economica molto complessa e variegata. Dobbiamo spingere tutti quanti nella stessa direzione perché i nostri competitor sono a livello mondiale, non sono quelli della porta accanto».
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