Moldavia e Consiglio d’Europa a Brescia per combattere il razzismo

Condividere esperienze e buone pratiche per contrastare l’odio e la discriminazione e promuovere l’inclusione. Con questo obiettivo fa tappa per tre giorni a Brescia, fino a domani, la visita di studio in Italia di una delegazione moldava e del Consiglio d’Europa.
A dare il benvenuto sono stati la sindaca Laura Castelletti, l’assessora alle Pari Opportunità Anna Frattini, l’assessore alla Sicurezza Valter Muchetti e quello alla Partecipazione e al Turismo Andrea Poli, poi il questore Eugenio Spina e Roberto Bortone dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali.
Fare la differenza
«Le città con le loro buone pratiche possono fare la differenze, soprattutto oggi che i discorsi e le manifestazioni d’odio offline e online purtroppo aumentano. La nostra città si impegna per contrastare il fenomeno», ha esordito la sindaca. La Loggia, ha ricordato Frattini, ha attivato il Tavolo interistituzionale di prevenzione e contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, in collaborazione con gli enti della Rete Antidiscriminazioni di Brescia e coordinato da Federico Faloppa e dall’Associazione Adl Zavidovici. Muchetti ha poi sottolineato: «Bisogna creare una cultura della legalità e del rispetto. La Polizia locale deve fare rispettare le regole ma ha anche grande attenzione all’ascolto della città».
Coordinamento
Il questore ha precisato: «Ci coordiniamo in maniera sinergica con le altre forze dell’ordine presenti sul territorio. Il contrasto ai fenomeni d’odio e alla discriminazione comporta una formazione specifica». Faloppa, che è coordinatore della Rete nazionale italiana per il contrasto al discorso d’odio e ai fenomeni d’odio, ha rammentato: «Con la rete studiamo il fenomeno per dare strumenti utili per contrastarlo».
L’Unar, ha sintetizzato Bortone, «è presidio contro le discriminazioni ma vive di contatto con enti e associazioni». Ian Feldman, presidente del Consiglio per l’Uguaglianza della Moldavia, ha concluso: «Riceviamo le denunce e le sottoponiamo all’autorità giudiziaria. Vogliamo imparare come le autorità locali affrontano il fenomeno».
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