Minacce di stupro da un bresciano, Bergesio: «Denuncio per tutte le donne»

Miss Italia 2023 si è costituita parte civile dopo gli attacchi social ricevuti: «Le vittime non devono aver paura, ma soprattutto non devono tenersi tutto dentro»
Francesca Bergesio - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Francesca Bergesio - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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«In tante occasioni ho invitato le donne a reagire, a non subire le violenze in modo passivo. Quindi sporgere denuncia era prima di tutto un dovere». Lo dice alla Stampa Francesca Bergesio, Miss Italia 2023, che a dicembre di quell'anno presentò una denuncia contro un uomo del Bresciano che la minacciava sui social e che l'altro giorno è stato citato a giudizio.

«Quello che più mi ha spaventato - racconta oggi la ragazza - è stato il fatto che lui diceva di sapere dove abito. Io viaggiavo spesso e rientravo la sera da sola. Molte volte lo era anche mamma, perché papà lavora a Roma (è il senatore della Lega Giorgio Bergesio, ndr). Per la prima volta mi sono messa davvero nei panni di chi quotidianamente subisce minacce e, ancor più, abusi e violenze».

In occasione del concorso di bellezza propose un monologo contro la violenza sulle donne: «Ho sempre voluto sensibilizzare il pubblico sull'argomento. Di temi avrei potuto portarne a migliaia. Ma ho pensato che, da donna, avrei potuto sparire un attimo come Francesca, per immedesimarmi in chi soffre ogni giorno. E parlarne. Perché purtroppo il tema viene trattato in modo troppo superficiale».

Si è costituita parte civile e andrà fino in fondo: «Se ci sarà un risarcimento spontaneo, lo devolverò in favore di enti o associazioni del territorio impegnati in questo campo». Da Miss ha portato un mazzo di fiori davanti alla casa di Giulia Cecchettin: «Mentre io recitavo quel monologo sul palco di Salsomaggiore, Giulia veniva uccisa. Questo mi ha fatto sentire ancora più vicino a lei. E ho sentito di dovere e volere andare a recitare quella preghiera».

Bergesio parla anche al Corriere della Sera: «I social sono uno strumento importante, ma non devono essere una giungla. I bulli spesso sono persone fragili che riversano la loro rabbia sugli altri. Le vittime non devono aver paura, ma soprattutto non devono tenersi tutto dentro. Devono parlarne con genitori, insegnanti, spezzare la catena del silenzio e chiedere aiuto. Io stessa all'inizio volevo tacere e stavo sbagliando».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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