Migliaia di persone stanno cercando di rientrare nel sud del Libano

La tregua tra Hezbollah e Israele sembra reggere. Esulta il figlio di Nasrallah, colpo «finale» dell’Idf: cento bombe sulla fabbrica di missili di Hezbollah
Libanesi con le bandiere di Hezbollah festeggiano nel distretto di Danieh, nella zona sud di Beirut - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Libanesi con le bandiere di Hezbollah festeggiano nel distretto di Danieh, nella zona sud di Beirut - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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La tregua tra Hezbollah e Israele sembra reggere. Con l’Idf che ha dichiarato di aver abbandonato i combattimenti per concentrarsi sull’applicazione dell’accordo e i miliziani filo-Iran che dalle 4 del mattino non hanno sparato un colpo. A tarda sera Hezbollah ha rivendicato «la vittoria» su Israele. Mentre l’esercito ebraico ha annunciato il coprifuoco dalle 17 di mercoledì alle 7 locali di giovedì (un’ora in meno in Italia) vietando di attraversare il fiume Litani in direzione sud e sparando qualche colpo di artiglieria in mattinata contro movimenti sospetti.

L’avvertimento

«L’Idf è dispiegato nel Libano meridionale in conformità con la prima fase del cessate il fuoco», ha scritto sui social il portavoce dell’esercito, seguendo le istruzioni del premier Benjamin Netanyahu e del ministro della Difesa Israel Katz. Pure l’esercito libanese ha avvertito gli abitanti dei villaggi del sud di attendere il ritiro delle truppe prima di fare ritorno. Il divieto non riguarda le altre zone del Libano, da Beirut a Tiro a Nabatye.

I rientri

Nella capitale libanese, allo scattare della tregua, la popolazione è tornata di corsa nel proprio quartiere. Ed è diventato virale il filmato postato dal figlio del defunto leader del partito di Dio Hasan Nasrallah, ucciso dall’Idf esattamente due mesi fa: nel filmato Mahdi celebra «la vittoria» tra le macerie della sua casa di Dahyeh, completamente distrutta. Sulle strade del Libano si sono viste lunghe code, macchine riempite all’inverosimile di persone e masserizie, in viaggio verso casa.

In Israele

Dall’altra parte del confine, nel nord di Israele, secondo dati ufficiali, 12mila persone, il 20% dei residenti evacuati, hanno già fatto ritorno ieri, nonostante i danni gravi non solo agli edifici ma anche alle infrastrutture, alle fognature e alle strade. Ora l’Idf ha 60 giorni per ritirarsi, l’esercito libanese assumerà gradualmente la responsabilità del Libano meridionale, un comitato guidato dagli Usa controllerà che l’intesa sia rispettata. Molte le immagini di mezzi militari libanesi in strada, diretti verso il sud.

Prima giornata di silenzio

Un uomo siede sulle macerie di una moschea a Kfar Tibnit, villaggio nel sud del Libano - Foto Mahmoud Zayyat © www.giornaledibrescia.it
Un uomo siede sulle macerie di una moschea a Kfar Tibnit, villaggio nel sud del Libano - Foto Mahmoud Zayyat © www.giornaledibrescia.it

La popolazione, su entrambi i versanti del confine, ha vissuto la prima giornata di silenzio dopo l’inferno di martedì, quando a poche ore dalla tregua Hezbollah ha sparato droni e missili verso il nord e il centro di Israele e l’Idf ha sganciato tonnellate di bombe su 360 siti dei paramilitari libanesi. Nelle prime ore del mattino, l’aviazione ha sferrato il colpo più micidiale: cento bombe, molte anti-bunker, del tipo usato per uccidere Nasrallah, hanno polverizzato la fabbrica supersegreta di missili terra-superficie. Un colpo pianificato dai vertici dell’Idf come «attacco finale» a Hezbollah.

Effetti politici

Gli effetti politici della tregua si sono visti subito: «Speriamo che questo accordo apra la strada a un’intesa che ponga fine anche alla guerra a Gaza», ha dichiarato il funzionario di Hamas Abu Zuhri. Nel mentre, le milizie filo-iraniane che operano in Iraq hanno detto di star valutando la possibilità di smettere di sparare razzi contro Israele.

Ieri il negoziatore di Biden, Amos Hochtstein, ha parlato per la prima volta in pubblico dell’accordo, sottolineando che l’Iran lo ha sostenuto e potrebbe fare pressione su Hamas. In Israele, nonostante la giornata meno febbrile delle ore precedenti, Netanyahu ha affrontato un fronte doloroso: l’Aja. Lo Stato ebraico notificherà alla Corte penale internazionale l’appello contro il mandato d’arresto e la richiesta di sospensione dell’esecuzione della custodia cautelare. Una decisione presa all’ultimo minuto poiché il termine scade a mezzanotte. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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