Metro, ragazza si salva dallo stalker grazie al labiale
È salita in carrozza con un carico di angoscia negli occhi. Della sua disperazione si sono accorti in molti, a partire da un controllore, il primo ad avvicinarsi. Le sue domande, quasi scontate tanto legittime, sono state evase con un improbabile «sto bene, nessun problema», che non ha fatto altro che alimentare un fuoco di sospetti. Seguita a vista dalla causa del suo male, però non poteva fare altro che rispondere così: non aveva alternativa.
L’attenzione di un passeggero
Fortuna sua, della giovane donna sulla trentina d’anni e del suo evidentissimo malessere, ha continuato ad interessarsi uno dei passeggeri della metro. Un avvocato penalista abituato a casistica del genere. Lui non le ha tolto gli occhi di dosso. E non li ha tolti di dosso nemmeno al giovane che era con lei e che è risultato la ragione di tanta sofferenza.
È successo sabato, all’ora di pranzo, in pochi minuti. Il tempo che il vagone, partito dalla stazione di piazza Vittoria, arrivasse fino a quella di San Polo. «Ho capito subito che qualcosa non andava – ci ha raccontato il professionista –: la ragazza era particolarmente turbata. Anche quando ha liquidato il controllore l’ha fatto con poca convinzione. Ho cercato così di attirare la sua attenzione e di farle capire che c’ero. Che avrei potuto aiutarla».
La giovane donna, stando al racconto dell’avvocato, l’ha capito e ne ha approfittato. «Mi ha chiesto aiuto con il labiale. Forse non conosceva quel gesto convenzionale che usano le donne per denunciare un abuso, una violenza, lo stalking (il pollice stretto tra le altre quattro dita, ndr) – dice l’avvocato – ma si è fatta capire comunque. Ho messo mano al telefono e ho immediatamente chiamato il 112».
La telefonata con il 112
Dialogare con l’operatore, spiegargli le ragioni della chiamata, fare tutto senza farsi intercettare dall’accompagnatore della giovane donna, non è stato semplice per il professionista. «Mi sono allontanato un po’ – ha raccontato – ma senza perdere il contatto visivo con lei. Ho spiegato dove ci trovavamo e dove eravamo diretti».
La giovane donna e il giovane uomo scendono alla fermata San Polo, altrettanto fa l’avvocato. Che resta a distanza, ma non li perde di vista e di fatto si trasforma in un gps vivente per gli uomini della Polizia. A loro fornisce descrizione della coppia e le coordinate: le due pattuglie arrivano a destinazione nel volgere di poco. Fermano i due giovani. Prendono in consegna l’uomo e se ne vanno con lui verso la questura.
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