Cronaca

Meno neve in pianura: crisi idrica e rischio per l'agricoltura

Valerio Pozzi
La neve ha un effetto molto positivo sulle colture.: quando si scioglie, rilascia lentamente acqua nel terreno, fornendo un’irrigazione costante
Lo scioglimento della neve diventa irrigazione costante per il mais © www.giornaledibrescia.it
Lo scioglimento della neve diventa irrigazione costante per il mais © www.giornaledibrescia.it
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Un tempo si diceva che sotto la neve c’è il pane. Un vecchio detto dei nostri nonni che è valido ancora oggi. Peccato che di neve in pianura se ne veda un gran poca. Anzi si può dire che è sparita. Perché la neve ha un effetto molto positivo sulle colture. Infatti quando la neve si scioglie, rilascia lentamente acqua nel terreno, fornendo un’irrigazione costante e proteggendo le piante dal gelo con una temperatura controllata. Questo processo naturale aiuta a migliorare la qualità del raccolto, in particolare dei cereali, che sono fondamentali per la produzione di farine e di pastoni per l’alimentazione zootecnica. Inoltre la neve rappresenta un accumulo molto importante in riserve di acqua utilizzabile nei periodi primaverili delle semine ed estivi per le irrigazioni.

Quindi a fronte di inverni scarsamente piovosi corrispondono sempre difficoltà nel reperire acqua per i bisogni irrigui dell’agricoltura. Soprattutto per soddisfare il fabbisogno idrico del mais, la principale coltivazione dei campi della nostra provincia. E a sentire gli esperti del meteo saranno i mesi di febbraio e marzo a decidere – detto in termini estremi – quanta neve potrà rendere disponibile acqua nei prossimi mesi estivi per la nostra pianura. Ma, ad oggi, la situazione preoccupa. Non è di certo come quaranta anni addietro ai tempi della storica nevicata del 1985 quando si registrarono accumuli variabili tra 40 e 120 centimetri. Purtroppo ciò che in passato si traduceva in abbondanti nevicate in pianura oggi si manifesta sempre più spesso come pioggia.

La proposta di Coldiretti

E le scorte di acqua risicate portano immediatamente di nuovo di stretta attualità la proposta di Coldiretti per la realizzazione di un piano invasi dotati di sistemi di pompaggio, che permetterebbe non solo di assicurare l’approvvigionamento idrico durante i periodi di siccità, ma anche di ridurre gli effetti devastanti delle piogge e degli acquazzoni sempre più intensi, che aggravano il fenomeno dello scorrimento dell’acqua nei canali asciutti.

Il progetto prevede la creazione di una rete di bacini di accumulo costruiti senza l’uso di cemento che avrebbero la funzione di raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità. L’intento è di raddoppiare la capacità di raccolta dell’acqua piovana, rendendola disponibile per usi civili, per l’agricoltura e per la produzione di energia idroelettrica, oltre a prevenire il rischio di inondazioni. In questo contesto, è essenziale anche il recupero e la manutenzione degli invasi (cave) già esistenti nel territorio. «È certamente urgente investire nelle infrastrutture idriche, ma anche nelle nuove tecniche genomiche – sostiene Oscar Scalmana vice presidente di Confagricoltura Brescia e presidente del Consorzio di Agridifesa Italia – programmando azioni concrete per evitare che si viva solo di emergenze e si subiscano in modo passivo gli effetti del cambiamento climatico. Gli agricoltori si assicurano con le polizze e investono in tecnologia, ma di fronte al cambiamento climatico servono interventi urgenti e lungimiranti».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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