Maxi operazione ‘Ndrangheta: «A Brescia radicamento mafioso viscido»
«È un’indagine che conferma il radicamento di organizzazioni criminali che trovano articolazioni anche in questo territorio. Parliamo di soggetti legati alla ‘Ndrangheta che avrebbero sfruttato la fama criminale dell’organizzazione d’origine, adeguandosi al territorio del nord dove
si occupa di materia fiscale».
Lo ha detto il procuratore capo di Brescia Francesco Prete in merito all’inchiesta antimafia che ha portato ad una serie di arresti per presunte infiltrazioni della Ndrangheta nel territorio bresciano. Un’inchiesta, coordinata dai pm Francesco Carlo Milanesi e Teodoro Catananti, durata tre anni. «Nel Bresciano c’è un radicamento mafioso viscido che rende difficile il nostro lavoro» ha aggiunto Prete.
«Molti episodi in cui il gruppo investigato ha avuto contatti con persone dall’alto profilo criminale già condannati per mafia in passato. È stata usata violenza tipica dell’associazione criminale di stampo ‘ndranghetista, ma il gruppo ha dimostrato capacità camaleontica di stare al passo con i tempi» ha aggiunto il sostituto procuratore Teodoro Catananti.
I politici bresciani: Acri e Galeazzi
«Riguardo ai due politici locali e alla religiosa sotto indagine e arrestati: il dato inquietante è l’autorità del sodalizio criminale rispetto alla collettività civile. I politici locali coinvolti hanno dimostrato lo stretto rapporto con il gruppo Tripodi e i politici locali riconoscevano nel gruppo dei Tripodi l’autorità. Una sorta di para Stato» ha spiegato il pm Teodoro Catananti. In merito ai due politici locali arrestati – l’ex leghista Mauro Galeazzi e l’ex consigliere comunale di Fdi a Brescia Giovanni Acri – il procuratore capo Francesco Prete ha voluto precisare sul fatto che si tratti di esponenti di seconda fascia: «La classe politica amministrativa ha degli anticorpi e sa alzare le barriere. Mi preoccupano invece imprenditori che con questi soggetti legati alla ‘Ndrangheta parlano, dialogano e trattano contro lo Stato».
Secondo gli inquirenti Acri – che nel giugno scorso aveva patteggiato un anno e 4 mesi per corruzione – si sarebbe messo a disposizione del gruppo ‘ndranghetista, guidato dai componenti della cosca calabrese Tripodi, nella veste di medico «anche in occasione di ferimenti degli appartenenti al sodalizio e dei loro complici durante l`esecuzione di reati».
Secondo le indagini della procura antimafia a Galeazzi si sarebbe rivolto Stefano Terzo Tripodi, che gli avrebbe proposto «da candidato sindaco al Comune di Castel Mella, di procurargli voti in cambio dell'ottenimento di appalti pubblici in occasione delle consultazioni comunali di Castel Mella del mese di ottobre 2021».
La religiosa: suor Anna Donelli
Suor Anna Donelli avrebbe messo a disposizione del gruppo «la propria opera di assistenza spirituale nelle case circondariali e di reclusione per veicolare messaggi tra appartenenti all'organizzazione criminale e i soggetti detenuti in carcere». In questo modo, si legge nell'ordinanza del gip di Brescia, avrebbe avuto dai detenuti e comunicato agli indagati «informazioni utili per meglio pianificare strategie criminali di reazione alle attività investigative e dell'Autorità giudiziaria». La sua presenza serviva anche per «risolvere dissidi e conflitti tra i detenuti all'interno del carcere».
Il pm Catananti ha specificato: «La religiosa è accusata di concorso esterno in associazione mafiosa. Sì è messa in qualche modo a disposizione del sodalizio per veicolare informazioni dal carcere al gruppo dei Tripodi».
La droga
Dalle indagini è emerso anche un importante traffico di droga. «Spicca la figura di un carrozziere bresciano legato alla famiglia Tripodi che da tempo preparava veicoli speciali per il trasporto di droga» ha aggiunto il secondo magistrato titolare dell’inchiesta Francesco Carlo Milanesi.
«È un successo per lo Stato e lo dimostra il fatto che c’è stata una piena sinergia tra Polizia di Stato, Carabinieri e Guarda di Finanza» le parole del comandante provinciale dell’Arma Vittorio Fragalà. «L’operazione che oggi è culminata con gli arresti è un modello plastico di un’indagine completa» ha spiegato il comandante provinciale della Guardia di Finanza Francesco Maceroni.
La maxi operazione
Le circa 30 persone interessate dalle ordinanze di custodia cautelare sono accusate a vario titolo di estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio. I coinvolti avrebbero favorito i Tripodi «sia al fine di conseguire vantaggi patrimoniali illeciti che di mantenere e rafforzare la capacità operativa del sodalizio e la fama criminale del gruppo criminoso».
In carcere sono finiti Sergio Chiarini, Pietro Di Bella, Loris Marraffini, Francesco Tripodi e Stefano Terzi Tripodi, Andrea Costante, Vincenzo Iaria, Domenico Larocca, Michele Oppedisano, Claudio Ruggeri, Antonio Domenico Scarcella e Francesco Scarcella, Michelangelo Zangari, Michele Zangari e Hanwei Zhao.
Ai domiciliari Nabil Atiq, Salah Atiq e Angelo Galeazzi, Alessandro Castelnuovo, Daniele Castelnuovo, Roberto Castelnuovo, Giovanni Acri, Roberto Di Leo, suor Anna Donelli, Claudio Marconi, Oreste Iannone (funzionario in servizio alla Motorizzazione di Brescia), Eugenio Serafini, Spartak Hasanpapaj e Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega nel Comune di Castel Mella arrestato in passato per tangenti e poi a scarcerato e assolto.
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