Maxi inchiesta dossier, anche Marcell Jacobs tra gli spiati

La Redazione Web
Oltre al campione azzurro, nel mirino anche l’allenatore Paolo Camossi, il manager Marcello Magnani e il nutrizionista Giacomo Spazzini: ora spunta la pista dei servizi segreti israeliani
Marcell Jacobs - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Marcell Jacobs - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Nella montagna di carte sequestrate nell’ambito della maxi inchiesta sui dossieraggi è stato trovato anche dossier sul campione bresciano Marcell Jacobs. Sul suo conto la società Equalize avrebbe messo gli occhi undici giorni dopo la medaglia d’oro conquistata a Tokyo. La richiesta di installare un trojan sul telefono di Jacobs sarebbe partita da un avvocato padovano che oggi non è ancora stato individuato. Oltre al campione azzurro, nel mirino anche l’allenatore Paolo Camossi, il manager Marcello Magnani e il nutrizionista Giacomo Spazzini. Ma l’inchiesta si allarga di più e spunta addirittura la pista dei servizi segreti israeliani.

Una «riunione» tra i vertici della «centrale di dossieraggio», capace di «condizionare» economia e politica, e «due uomini non identificati che rappresenterebbero un’articolazione dell'intelligence di Israele». Colloqui intercettati dagli investigatori, che hanno scattato anche fotografie, e nei quali il network di cyber-spie sembra stringere un «accordo commerciale» di scambio di informazioni riservate. Mentre saltano fuori riferimenti a un «mandato» che dicono di aver ricevuto pure dalla Chiesa e «atti riservati di Eni» che sarebbero stati trovati negli uffici della Equalize. Una sottrazione di dati che, però, al colosso petrolifero non risulta.

Sonoquesti i nuovi elementi che rafforzano l'ipotesi della Dna e della Dda di Milano sui legami del «gruppo» di Carmine Gallo e Nunzio Samuele Calamucci con Paesi e servizi segreti stranieri e sulla tentacolare presa su ogni genere di dato sensibile. Vengono fuori da una maxi informativa di oltre 3800 pagine depositata nell'inchiesta.

Una delle immagini presenti negli atti dell'inchiesta
Una delle immagini presenti negli atti dell'inchiesta

Una rete di spie

E mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa e altri esponenti politici chiedono di chiarire «chi siano i mandanti» dei dossieraggi su larga scala, negli atti il pm Francesco De Tommasi mette nero su bianco che la rete di spie, con base in via Pattari, avrebbe goduto di una «cintura istituzionale» che «inconsapevolmente» scorreva «attorno all'organizzazione». E generava «negli appartenenti» al gruppo una «forte sensazione di impunità».

Nelle migliaia di pagine spuntano dialoghi tra Enrico Pazzali, titolare della Equalize e che si è autosospeso dalla Fondazione Fiera Milano, e il mondo della politica, come una lunga telefonata con Daniela Santanchè (non coinvolta nell'inchiesta). Gli altri della banda, oltre a fare ricerche sulle banche dati su La Russa, pure sui figli, Renzi ed altri, parlano tanto di politica e legami. Calamucci di Pazzali dice: «Avendo lo sponsor di centrodestra i contatti sono settanta per cento centrodestra, trenta il resto».

Scambio di informazioni

L'8 febbraio 2023 l'ormai ex n.1 della Fondazione Fiera è presente, stando agli accertamenti, negli uffici della Equalize, ma non partecipa alla riunione con le due persone portate da Vincenzo De Marzio, ex carabiniere, tra gli oltre 60 indagati. «Questi israeliani cosa son venuti a fare?», chiede Pazzali a Gallo. E l’ex super poliziotto, in contatto con «soggetti legati alla criminalità organizzata» e che potrebbe aver fatto parte di «settori d'intelligence», gli risponde: «Sono disposti a un do ut des, uno scambio d'informazioni».

Calamucci il giorno prima presentava il summit così: «Mi han proposto un lavoretto da un milione!».

Secondo i carabinieri, che hanno trascritto i dialoghi, Calamucci a nome del gruppo avrebbe messo «a disposizione i dati esfiltrabili dalle Banche Dati Strategiche» e si sarebbe reso «disponibile alle attività d'intelligence» a «pagamento». E gli israeliani avrebbero proposto «una partnership» per trasferire «informazioni eventualmente di interesse per il cliente Eni». E sarebbero stati «incaricati di monitorare ed acquisire informazioni utili nei confronti di Amara», ormai notissimo (e non solo per i verbali sulla fantomatica loggia Ungheria) ex legale esterno del gruppo, e dell'imprenditore Francesco Mazzagatti.

Nella montagna di carte risulta che la presunta associazione per delinquere avrebbe avuto tra i clienti anche Ilva, mentre nei locali della società sarebbero stato trovato anche dossier sul campione Marcell Jacobs.  

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