«Mattarella ci ha ricordato che tocca a noi oggi difendere la democrazia»

Al Grande gli studenti di 34 scuole superiori bresciane hanno partecipato alla cerimonia di commemorazione della strage di piazza Loggia. Il presidente della Repubblica si è rivolto a loro due volte
  • Studenti e studentesse bresciani al Grande per la commemorazione della strage
    Studenti e studentesse bresciani al Grande per la commemorazione della strage
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Alle 12.05, cinque minuti dopo che il presidente della Repubblica ha lasciato il teatro Grande, i diciottenni erano in piedi tra le poltroncine della platea a cercare, insieme, le prime parole per commentare la cerimonia cui avevano appena assistito. Li ha colpiti che Mattarella sia stato «poco istituzionale, diretto, emozionante»; che «si sia rivolto direttamente a noi»; che, come pure Manlio Milani, «abbia saputo rendere attuale una vicenda di 50 anni fa». Per loro, studenti e studentesse rappresentanti di 34 scuole superiori bresciane (licei, istituti tecnici e professionali della città e della provincia) invitati alla commemorazione della strage di piazza della Loggia, il 28 maggio 1974 appartiene a un’epoca solo raccontata, un’epoca da libri di storia, da fotografie in bianco e nero. Eppure, quell’epoca ieri è tornata vicina.

Le parole

Nel suo discorso, il presidente della Repubblica ha chiamato subito in causa i «giovani e giovanissimi» presenti per «rendere testimonianza e stringersi attorno alla città, che avverte tuttora il trauma e la ferita di quel tragico, barbaro atto di terrorismo». Ha poi richiamato di nuovo la loro attenzione parlando della risposta dello Stato democratico nella «lotta al crimine e nel fare giustizia», che «può apparire talvolta lenta», ma che «rispetta le garanzie dello Stato di diritto».

«È difficile ragionare su parole così forti a caldo, ma è stato importante e bello che Mattarella si sia rivolto ai noi giovani – dice Maria Ferrari della 5C all’Arnaldo –, di fatto ricordandoci che sono le nuove generazioni che devono difendere la democrazia». Una parola che in futuro – aggiungono i compagni Lorenzo Bruno, Alessandro Sgorbati e Alessandro Signoroni – andrà riempita con un «impegno civile» dei ragazzi, nonostante il «pessimismo dei nostri anni», affrontando «le sfide che il mondo ci pone, a partire dall’ambiente», e raccogliendo l’eredità della strage come tutela dei valori democratici. Citano Giulietta Banzi, che all’Arnaldo insegnò francese, così come le studentesse dell’Abba Ballini non dimenticano Livia Bottardi, che fu professoressa dell’istituto. «Ricordare è fondamentale anche per evitare che in futuro qualcosa di simile possa capitare di nuovo», dice Sara Cotugno della quinta di indirizzo economico.

Fuori intanto, sulla scalinata, gli studenti del liceo Calini riflettono su impegno civile e GenZ. Dicono che non è sempre facile passare l’idea che «le cose possono cambiare» e che è fondamentale trovare il modo giusto di dialogare con i loro coetanei. «Mattarella c’è riuscito – commenta Alberto Bizzarro della 5L –. Vado in piazza Loggia da quando sono piccolo, ma la restituzione di oggi è stata toccante». «Non un pro forma, ma un discorso sentito: Mattarella ci ha detto qualcosa sul terrorismo nero che vale come una lezione di storia», gli fa eco Gabriele Fornoni della 4I dell’IIS Castelli.

Le immagini

Come le parole, un impatto forte sugli studenti lo ha avuto il docufilm «10 e 12», proiettato al Grande.

«Spesso le commemorazioni si concentrano troppo sul lato istituzionale, invece il docufilm ha saputo trasmettere tutto il senso di questa giornata», dice Leonardo Bergese, studente al Calini. Un senso che, per Andrea Panetta del Copernico, va riassunto nell’insistenza di Mattarella sulle parole «libertà, pace, democrazia»: «Ci ha ricordato che siamo cittadini e che la Costituzione antifascista è la base da cui anche noi possiamo e iniziare a diventare partecipi della nostra società, tenendo viva la memoria di quello che è stato».  

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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