Manifesti fascisti in municipio a Prevalle: l’Anpi scrive al sindaco

Enrico Giustacchini
Il sodalizio non chiede la rimozione dei reperti storici, ma delle integrazioni: «In questo modo il percorso storico sarebbe completo, non retorico e, meno ancora, nostalgico»
Il municipio di Prevalle - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
Il municipio di Prevalle - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
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Una soluzione condivisa per la vicenda dei manifesti nazifascisti esposti in municipio. La propongono, con una lettera al sindaco di Prevalle, l’Anpi provinciale e della Bassa Vallesabbia, nonché l’associazione Fiamme verdi. «Non chiediamo la rimozione tout court dei documenti - si precisa -, reputandoli espressioni di un’epoca liberticida da cui però è scaturita la rinascita democratica del Paese. Chiediamo e proponiamo, invece, di completare ciò che tanto scalpore ha suscitato con altrettanti documenti, appartenenti alla storia locale, testimonianze proprio di quella rinascita e dell’approdo alla nostra Costituzione».

Anpi e Fiamme verdi invitano a esporre, al fine di non ingenerare equivoci, «un cartello informativo che avvisi chi entra nella sala che vi troverà materiali provenienti dall’archivio comunale mostrati per far conoscere aspetti di quel periodo». Questi, poi, dovrebbero essere affiancati da nuove testimonianze, come «il proclama del Cln del 27 aprile 1945 nel quale il commissario locale Orazio Botturini annunciava l’Italia libera e nel contempo chiedeva a tutti di mostrarsi "degni della riconquistata libertà", deponendo spirito di vendetta e facendo prevalere solidarietà e collaborazione». E ancora, «la dichiarazione, pure del 27 aprile 1945, conservata nel registro delle deliberazioni consiliari che si apre con la citazione dantesca Incipit vita nova». E, infine, «la fotografia dell’unico partigiano prevallese, Giuseppe Carli, caduto in un’azione a Bedizzole nell’aprile di quell’anno».

A giudizio dei firmatari della lettera, «con queste integrazioni il percorso storico è completo, non retorico e, meno ancora, nostalgico. Testimonia la dura tragicità del periodo e il faticoso cammino per la ricostruzione di un contesto pacificato. Se la proposta che facciamo troverà accoglienza - concludono le associazioni partigiane - siamo disponibili a ragionare su come valorizzare anche musealmente quanto da noi suggerito». 

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