Mamma uccisa a calci e pugni: «Ruben controllava il conto di Nerina»
Prosegue a Palazzo di giustizia il processo a carico di Ruben Andreoli per l’omicidio della madre Nerina Fontana avvenuto a calci e pugni a Sirmione il 15 settembre 2023. In aula hanno testimoniato la cognata della vittima, con la quale era in grande confidenza, la quale ha spiegato che nelle due settimane prima del delitto la tensione in casa era cresciuta moltissimo. Ha testimoniato poi anche la moglie di Ruben, la nuora della vittima.
La corte d Assise ha poi disposto una perizia psichiatrica per Ruben Andreoli. L’incarico sarà affidato al professor Giacomo Filippini. Lo psichiatra sarà in aula il prossimo 25 marzo quando sarà sentito l’imputato.
La discussione
L’episodio scatenante era stata una discussione sulla meta di una breve vacanza. «Ruben allora disse “ognuno farà per conto suo”. E non si sono più parlati». Per la cognata «dopo due o tre giorni Ruben la cercava e la cosa si risolveva. Invece quella volta non si sono più parlati. Nerina era arrabbiata perché Ruben controllava il suo conto corrente dal cellulare e temeva che se fosse andato via le avrebbe portato via tutti i soldi».
Tensioni con la moglie
Le tensioni erano legate soprattutto alla presenza in casa della moglie di Andreoli, Svetlana. «Nerina non aveva firmato dei documenti e negli ultimi giorni voleva togliere la nuora come beneficiaria della polizza sulla vita che aveva». Per questo «aveva preso appuntamento per lunedì, me lo ha detto il venerdì pomeriggio, prima di essere uccisa. Voleva intestarla a suo fratello e suo nipote, Nerina ha detto che adesso avrebbe fatto di testa sua».
La sera dell’omicidio
«Quella sera Ruben mi ha telefonato e mi ha detto “ho fatto un casino, puoi venire?”. Sono andata e ho visto Nerina sulla terrazza, con accanto i medici». Il racconto della cognata della donna uccisa a Sirmione è proseguito con momenti di forte commozione. «Ruben mi ha detto “Ma tu lo sapevi che mi aveva tolto la delega dal conto corrente in banca?”», e io gli ho solo chiesto «ma pensi a queste cose con tua mamma lì così? Non sapevo che l’avesse picchiata lui, pensavo si fosse sentita male perché era già stata operata al cuore, me lo hanno detto dopo i vicini cosa fosse successo». Quando la cognata della vittima è arrivata in casa Ruben le ha detto «che stava facendo le carte o le valigie per andare in Ucraina».
La moglie di Ruben
Nel processo ha testimoniato anche Svetlana, moglie di Ruben Andreoli e quindi nuora della vittima. La donna, 44 anni e di origini ucraine, ha ricostruito quanto accaduto la sera del 15 settembre. «Avevamo notato che mia suocera aveva tolto le nostre foto dalla camera e ci eravamo rimasti male, ma lei non parlava». La coppia aveva allora deciso «di portare in casa una valigia per farle credere che volevamo partire, per vedere se avrebbe reagito. Ma lei non aveva reazioni, allora Ruben è andato a parlarle delle foto e lei gli ha detto che aveva buttato via tutta la nostra roba».
La nuora era in camera e ha sentito le voci alzarsi «quando urlavano sono uscita, ho visto Ruben dare uno schiaffo alla mamma. Lei diceva che perdonava lui ma non perdonava me. Non mi aspettavo che lui la colpisse, non è un tipo aggressivo». La donna ha faticato a ricostruire quanto accaduto dopo: «Ero sotto shock. Sentivo le voci lontane, ho provato a dividerli ma Ruben mi ha dato una manata. Nerina era a terra davanti al divano, poi si è alzata ed è corsa sul terrazzo urlando, e Ruben l’ha seguita». Poi Svetlana ha «sentito bussare alla porta, erano i vicini che avevano capito che stava succedendo qualcosa di grave e hanno portato via Ruben». Quando si sono trovati in cucina «Ruben mi ha detto solo “ho fatto male alla mamma”».
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