CronacaGarda

Mamma uccisa a calci e pugni, il figlio chiede il rito abbreviato

Iniziato il processo a Ruben Andreoli, il 45enne in carcere dal settembre del 2023
Nel riquadro Ruben Andreoli, l'uomo accusato di aver ucciso la madre - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Nel riquadro Ruben Andreoli, l'uomo accusato di aver ucciso la madre - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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È uscito dalla cella per la prima volta ieri. Non gli succedeva dal 15 settembre dello scorso anno. Lo ha fatto per essere in aula davanti ai giudici della Corte d’assise che lo giudicheranno per l’omicidio della madre. In Tribunale Ruben Andreoli, il magazziniere di Sirmione con la passione del rally che quel pomeriggio si avventò sulla donna e la uccise a mani nude, ci tornerà il prossimo 24 settembre.

L’udienza di ieri, la prima, è servita alle parti per le questioni preliminari e l’ammissione delle prove. L’avvocato dell’uomo, che deve rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal rapporto di discendenza dalla sua vittima, ha chiesto che il suo assistito sia ammesso al rito abbreviato, che possa pertanto godere dello sconto di un terzo della pena in caso di una condanna, allo stato pressoché certa. I reati puniti con l’ergastolo, come l’omicidio aggravato, non prevedono riti alternativi. Qualora, però, all’esito del dibattimento, il giudizio tra circostanze attenuanti e aggravanti si risolvesse in un’equivalenza, e venissero così meno le condizioni di applicabilità dell’ergastolo, la Corte dovrebbe applicare la riduzione di pena, ma può farlo solo se preventivamente richiesta dall’imputato.

Saranno in tutto una trentina i testimoni chiamati in aula davanti ai giudici nei prossimi mesi. Oltre agli uomini delle forze dell’ordine intervenuti quel pomeriggio nell’abitazione di Sirmione che la vittima divideva con il figlio e con la nuora, saranno sentite persone in grado di riferire su quella furibonda aggressione, ma anche del rapporto tra Nerina Fontana e suo figlio Ruben.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti coordinati dal pm Ettore Tisato, il legame tra madre e figlio era solido, ancor più solido dal 2015, dalla morte del marito della vittima e padre del suo assassino. Qualcosa, però, nei dieci giorni antecedenti all’omicidio si era irrimediabilmente incrinato.

La 72enne aveva dapprima chiesto al figlio di trovarsi un’altra soluzione, di andare a vivere altrove, poi lo aveva escluso dalla gestione del conto corrente sul quale aveva la delega ad operare, infine si era accanita sull’album delle fotografie del matrimonio del figlio. Scoperte tutte queste cose, Andreoli quella sera aveva chiesto un chiarimento alla madre, che però era degenerato sotto gli occhi della moglie. Il 45enne dapprima aveva colpito la mamma, l’aveva fatta cadere e poi trascinata fino al balcone dove, nonostante le sue urla e le grida di alcuni vicini di casa che dalle loro finestre lo supplicavano di smettere, si era prodotto in una sequenza terribile.

Aggrappato con le mani alla ringhiera della terrazza, Andreoli si era messo a saltare a piedi pari sulla testa della donna, provocandole lesioni letali. Perché? Alla domanda l’uomo non riuscirà mai a rispondere. Per i consulenti psichiatrici Andreoli ha una personalità ossessiva compulsiva, ma era capace di intendere e volere. 

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