Maltrattamenti «fattore culturale», l’ex moglie sarà risentita dai giudici
La Corte d'appello di Brescia ha disposto la rinnovazione dibattimentale nell'ambito del processo a carico dell'ex marito bengalese di una donna che in primo grado è stato assolto dall'accusa di maltrattamenti.
Il caso è quello che due estati fa aveva fatto discutere per le frasi del pm che, nelle proprie conclusioni scritte, sostenendo che non c'erano stati maltrattamenti chiese l'assoluzione non perché il fatto non sussiste, ma con la formula del «fatto non costituisce reato» sottolineando che «i contegni di compressione delle libertà morali e materiali della parte offesa da parte dell'odierno imputato - scrisse il pm - sono il frutto dell'impianto culturale e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l'uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persino accettato in origine».
Prima della sentenza - una volta scoppiato il caso e dopo che il procuratore capo di Brescia Francesco Prete prese pubblicamente le distanze dal pensiero del suo sostituto - lo stesso pm modificò la versione e chiese l'assoluzione dell'uomo di origini bengalesi per non aver commesso il fatto.
L'imputato venne assolto e ora l'ex moglie e l'attuale compagno, un finanziere, saranno risentiti nell'ambito del processo d'appello come deciso oggi dai giudici bresciani. Udienza a marzo.
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