A Magasa non nasce nessuno da dieci anni
«Come procedere in caso di funerale». Sulle bacheche informative del Comune c’è un avviso con questo titolo. E c’è poco altro. Certamente non è il «Memento mori» latino e nemmeno il «Ricordati che devi morire» del frate a Troisi in Non ci resta che piangere, ma diciamo che può spiegare in maniera diretta cosa sta succedendo a Magasa.
Da una parte un bigliettino che chiede di avvisare l’Amministrazione e la parrocchia in caso di morte, dall’altra un fonte battesimale che non si apre da tantissimo tempo. Almeno dal 2015, ammesso che l’ultimo nato in paese sia stato battezzato. Ma anche lui se n’è andato perché a Magasa non c’è nulla: non ci sono scuole e non c’è una bottega. C’è solo un bar aperto poche ore al giorno. E adesso il più giovane ha 24 anni.
Delusione
«Ho buttato via 16 anni della mia vita. Ho cercato di salvare il mio paese, ma non ci sono riuscito». Le parole del sindaco Federico Venturini suonano come una sentenza. Il destino sembra davvero segnato e nulla lascia presagire che Magasa possa vivere ancora per molti anni. Camminando dal parcheggio che apre il paese verso il municipio, sopra una piccola piazzetta, non si vede nessuno. A fare da contorno alle vie sono in realtà i tanti cartelli con la scritta «vendesi», sintomo di una realtà che ormai ha poco da offrire e vive (almeno per ora) un lento e costante spopolamento.
«Durante la mia amministrazione non ho mai celebrato un matrimonio e forse nemmeno il parroco – sottolinea Venturini –. Un mio assessore si è trasferito a Idro quando suo figlio ha compiuto sei anni perché al giorno d’oggi è impensabile fare 30 chilometri sui tornanti per portare i figli a scuola. I giovani non vogliono vivere a Magasa perché mancano i servizi. Ormai ci sono solo pensionati».
Zona franca
La burocrazia è molta, davvero troppa per un paese di 100 abitanti. La polizia non esiste. La strada che porta in paese e i boschi che lo circondano in certi momenti diventano zona franca. «Servirebbero dei guardiacaccia – conferma il sindaco –. Di giorno non incontri nessuno, ma se passi di notte vedi fari accesi da tutte le parti: c’è un bracconaggio spaventoso. Ammazzano valanghe di cervi».
Il rischio è davvero quello che Magasa tra qualche anno sia solo un borgo fantasma, con una bella vista e un muro dipinto a ricordare l’Antica trattoria delle Alpi e il suo spaccio di liquori. Ma forse questo è solo il destino che gli tocca. O, per chi non crede nel fato, il frutto delle scelte della nostra società. «Ricordati che devi morire» e il «Mo’ me lo segno proprio» non può più essere ironico.
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