L’«onboarding» in azienda, idee e proposte dei giovani bresciani

Marco Papetti
L’associazione Incitement Italy Ets ha tenuto a Brescia il primo incontro del progetto «Uaw» dedicato ai ragazzi tra i 18 e 30 anni
Il primo incontro del progetto Incitement Italy si è tenuto in Cast Alimenti © www.giornaledibrescia.it
Il primo incontro del progetto Incitement Italy si è tenuto in Cast Alimenti © www.giornaledibrescia.it
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Si cercano e si fiutano a vicenda, i giovani e le imprese. I primi hanno idee e conoscenze, i secondi cercano competenze nuove e dinamismo, in un mondo di sempre più rapide trasformazioni. Ogni azienda è però un contesto lavorativo diverso, a cui non sempre può essere facile adattarsi, e certe dinamiche interne possono addirittura inibire, frenando lo lancio e l’inventiva dei nuovi assunti.

Il problema dell’«onboarding»

È il problema dell’«onboarding», termine con cui si indica il processo di inserimento di un nuovo dipendente in un’azienda, uno dei diversi temi di cui si occupa l’associazione Incitement Italy Ets, ente no profit che si dedica ad aiutare giovani e giovanissimi a far emergere le proprie competenze e sviluppare soft skills, con corsi gratuiti tenuti da professionisti. All'interno di uno dei suoi progetti, «Uaw» (acronimo inverso di «who are you»), dedicato ai ragazzi dai 18 ai 30 anni, è nata l’idea di chiedere direttamente ai giovani come immaginano un inserimento lavorativo stimolante, con cui integrarsi con i nuovi colleghi e abbracciare la cultura aziendale: un percorso i cui risultati – leggasi: le proposte dei ragazzi – saranno presentati alla città e alle associazioni di categoria economica in un incontro pubblico che potrebbe venire ospitato in Sala Libretti nella sede del Giornale di Brescia in via Solferino 22 a conclusione del lavoro, presumibilmente a gennaio.

Il primo incontro

Il primo step del percorso si è tenuto stamattina al Csmt di Brescia, dove una ventina di ragazzi di Incitement, divisi in due «focus group», hanno cominciato a ragionare sul tema. Con loro anche i tutor di Incitement e l'imprenditore Massimo Plebani, titolare dell'agenzia di comunicazione Mym. «Ha senso che siano i ragazzi a dire cosa vorrebbero che le aziende facessero per migliorare il loro inserimento in esse e fare sì che possano portarvi valore», ha spiegato la vicepresidente di Incitement Italy Silvia Cusmai.

Il lavoro è agli inizi, ma qualche punto fermo i ragazzi hanno cominciato a metterlo: tra i desiderata ci sono un ambiente lavorativo in cui poter esprimere le proprie emozioni, condividere idee con il proprio capo, costruire legami collaborativi con i colleghi e mettere in gioco per intero il proprio essere. «Ci piacerebbe per esempio avere uno spazio in cui sentirci liberi di dare suggerimenti al nostro datore di lavoro e feedback sulla nostra esperienza – ha raccontato uno dei giovani partecipanti –. Ma anche la presenza di un mentore ed esperienze informali: andrebbero nella direzione di sentirci parte del gruppo».

Un modello per i giovani

Un altro degli obiettivi dei focus group di Incitement è ideare un modello imprenditoriale, replicabile di azienda in azienda, con cui valorizzare tanto i giovani, le imprese e il servizio di Incitement: un esempio, proposto da alcuni giovani, potrebbe essere ad esempio «dei viaggi, con cui fare dei giovani gli ambassador all’estero dell’azienda». Anche su questa proposta i ragazzi lavoreranno nei prossimi mesi: «Sarebbe anche un nuovo modello di raccolta fondi per la nostra associazione che ci permetterebbe di essere più interattivi con le aziende portando valore ai giovani che sono in esse  – ha spiegato la vicepresidente di Incitement Italy Cusmai –. Siamo a Brescia da cinque anni, l’obiettivo è formare una community di giovani che faccia la differenza sul territorio: non è vero che i giovani non possono portare valore, cerchiamo di capire cosa vogliono».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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