Le «gàtole» sono tornate, purtroppo per i gelsi

Gianantonio Frosio
Estate particolarmente prolifera per l’hyphantria, lepidottero arrivato in Italia negli anni ‘80
Gelsi attaccati dalle gàtole
Gelsi attaccati dalle gàtole
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Sarà che, col passare degli anni, ci si fa l’abitudine e lo si dà per scontato. Oppure sarà che, per questo pernicioso lepidottero, non tutte le estati sono uguali: certi anni prospera, altri meno. Fatto sta che, anche quando non ci badiamo, hyphantria, meglio conosciuta nel Bresciano col nome un po’ schifosetto di «gàtola», è sempre qui, pronta a divorare le foglie dei nostri alberi. Forse a causa del caldo, in queste settimane l’hyphantria è in gran forma e sta vivendo un’eccellente annata: basta guardare le sue piante preferite, i gelsi, oramai ridotti ad un ammasso di filamenti appiccicosi.

Il lepidottero

Di origine americana, il lepidottero, è arrivato in Italia negli anni ‘80 ed è una vera iattura: voracissimo, dotato di mascelle che farebbero invidia a un pit bull, in pochi giorni è capace di defoliare un albero. Quella che vediamo all’opera ad agosto è la seconda «nidiata»: la prima, numericamente inferiore, ha banchettato lo scorso mese di giugno. In quel periodo le piccole larve hanno mangiato giorno e notte, quindi hanno costruito un bozzolo che si sono trasformate in anonime farfalline bianche, ognuna delle quali ha poi deposto alcune centinaia di uova e queste, schiuse, hanno iniziato a mangiare. Insomma: ogni gàtola vissuta a giugno ha generato tantissimi eredi: il risultato è che la seconda generazione di hyphantrie è ben più numerosa, quindi nociva, della prima.

Cosa fare

Possiamo fermarle? Sì, anche se la maggior parte del danno oramai è fatto. Bisogna agire in fretta perché a breve le larve raggiungeranno la maturità, quindi smetteranno di mangiare. Chiaro che, a quel punto, irrorare le foglie degli alberi con insetticidi e prodotti vari sarà pressoché inutile perché, avendo smesso di ingozzarsi, le gàtole non potranno più essere avvelenate con i tradizionali prodotti.

E noi ce le troveremo nelle fessure delle nostre case alla ricerca di un angolo tranquillo dove fare il «nido», pronte a riapparire a giugno 2025 per mangiarsi le foglie dei nostri alberi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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