L’ambiguità di FdI in Loggia infrange l’unanimità sull’antifascismo
Che tutta l’attenzione politica fosse concentrata sul documento scivolato poi in fondo alla serata è stato chiaro fin dal principio. L’indizio sono state le scaramucce sparse qua e là: «Bisogna capire bene la differenza tra fare politica e fare polemica» ha buttato lì Francesco Tomasini (Azione), ma ad esplicitare la patata bollente ci ha pensato il collega Luca Pomarici: «Si respira un clima pesante, fatto purtroppo di rigurgiti neofascisti».
Non a caso Mattia Margaroli (FdI) ha subito riportato la palla nel campo del bilancio: «Il problema è che voi lavorate male e state rovinando la città senza rendervene conto. Il fascismo ora non c’entra nulla». Aveva ragione: alle 14 del pomeriggio non c’entrava nulla. Ma dalle 17.30 in avanti sarebbe diventato il punto focale. Ed era chiaro a tutti.
Il foglio della discordia
La faccenda è questa: dalle prime ore di un Consiglio comunale fiume, iniziato alle 8.30, girovagava tra i banchi un foglio che ha creato non poche discussioni in casa Fratelli d’Italia: «Abbiamo passato la serata tra mediazioni e coltelli» confessa qualcuno tra i corridoi e il portico di Palazzo Loggia. Quel foglio conteneva il testo dell’ordine del giorno che impegna il Consiglio comunale non solo a «condannare il vile atto delle deturpazioni» (alias: le svastiche impresse su muri e monumenti della città nella notte di martedì), ma anche a «condannare ogni richiamo all’ideologia nazista e fascista», nonché ad «esprimere preoccupazione e condanna per ogni forma di revisionismo storico e di riabilitazione dell’ideologia nazifascista, dei suoi nefasti ideali, dei suoi slogan, della sua storia e delle sue biografie, promossa anche da organizzazioni neofasciste», oltre che a riconoscersi senza ambiguità «nei valori costituzionali dell’antifascismo».
Tutti i totalitarismi
Un testo che passava tra i banchi perché l’obiettivo era raccogliere la sottoscrizione di tutti i consiglieri, in modo bipartisan, come bipartisan è stato il lavoro che ha portato a questa formula. Quale il punto dunque? Tre aspetti. Il primo: l’assenza (sottolineata dal centrosinistra) del consigliere Carlo Andreoli. Il secondo: alla proposta della maggioranza di sospendere il dibattito in Aula alle 17.30, per partecipare alla manifestazione «Brescia democratica e antifascista-Brescia di tutte e di tutti» il centrodestra ha alzato il cartellino rosso, scegliendo di non andare in piazza. Il terzo: Fratelli d’Italia ha depositato anche un testo alternativo, frutto di una dialettica interna che – ha spiegato il capogruppo Mattia Margaroli – «rappresenta secondo noi più lo spirito con cui si dovrebbero affrontare queste problematiche, cioè condannando tutti i totalitarismi e non uno solo».
Quel testo, quello a cui si riferisce il capogruppo, però, non cita esplicitamente il fascismo: sì, c’è la condanna delle svastiche e di ciò che rappresentano, c’è il richiamo alla presa di distanza «da altri regimi totalitari», ma vengono citati «nazismo, come il comunismo», precisando il biasimo verso «ogni manifestazione di intolleranza, razzismo, antisemitismo e ogni regime del secolo scorso così come attuale». Una formula respinta dal centrosinistra, perché giudicata velatamente troppo ambigua, specie dopo la manifestazione di venerdì scorso, una parata durante la quale sono stati intonati cori nostalgici.
L’epilogo
Margaroli, Nini Ferrari, Giovanni Posio e Mariachiara Fornasari hanno comunque siglato l’ordine del giorno bipartisan. Andreoli, al contrario, non era disposto a farlo, come spiega lui stesso in una nota: «La sinistra sente la mia mancanza in Consiglio comunale. L’ordine del giorno non lo avrei firmato, perché penso che il centrodestra, insieme a tutte le altre forze politiche, abbia già preso una posizione chiara e netta su tutti i messaggi di odio presenti in città e sui simboli che sono apparsi in piazza Loggia. Non prendo ordini da questa sinistra abituata a strumentalizzare i ricordi più dolorosi di Brescia, pronta a riempirsi la bocca della parola "libertà" per poi minacciare denunce di fronte a una visione diversa di città. Mi stringo naturalmente al dolore dei famigliari delle vittime di piazza Loggia che hanno visto e subìto questo scenario».
Presidio bis
Vicenda numero due: la non partecipazione del centrodestra alla manifestazione che ha portato ieri 4mila persone in piazza. Durante il corteo, i consiglieri di FdI, Lega e Forza Italia hanno scelto di riunirsi sotto la stele che ricorda il conferimento del titolo di città della Resistenza a Brescia. «Non abbiamo partecipato all’iniziativa – precisa Fabio Rolfi – perché non siamo stati coinvolti. Condividiamo appieno l’ordine del giorno e rispettiamo Manlio Milani, ma qui ci sono persone che inneggiavano all’annientamento di Israele».
Dice Paolo Fontana (FI): «Siamo da sempre impegnati nel rifiuto di ogni forma di totalitarismo, violenza e sopraffazione, ovunque si manifesti, ribadendo il nostro impegno per l’affermazione degli ideali di libertà, democrazia, pace e giustizia sociale. Questi valori, per rimanere forti e vivi, necessitano di una comunità unita e di istituzioni coese nel promuoverli e difenderli».
Aggiunge Michele Maggi (Lega): «I gesti degli ultimi giorni non possono essere minimizzati né considerati semplici bravate. La Lega è antifascista da sempre, senza ambiguità e senza tentennamenti». Ma puntualizza: «Non posso fare a meno di evidenziare una dinamica ormai consolidata nel dibattito politico, specialmente a sinistra, dove accuse di fascismo e nazismo vengono troppo spesso utilizzate come strumenti di delegittimazione e scorciatoie dialettiche per coprire un vuoto di idee e proposte concrete».
Ciascuno ha la sua spiegazione diversa in ragione di biografie e rancori inevasi, un «ci tengo a precisare» o un «però» da esibire. Specie in Fratelli d’Italia, dove una posizione unanime sul fascismo, nell’accezione usata da Fini nel 2003 («il male assoluto»), ad oggi, nel 2024, ancora non c’è.
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